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La doppia morale del Pd si abbatte anche sul taglio del cuneo fiscale

Enrico Letta, nel corso della recente campagna elettorale, ha puntato tutto sul taglio del cuneo fiscale. Ora che lo fa la Meloni non va bene lo stesso...

La doppia morale del Pd si abbatte anche sul taglio del cuneo fiscale

"La scelta numero 1 di tutto il nostro programma è concentrare la riduzione fiscale nella riduzione delle tasse sul lavoro”. Enrico Letta, segretario del Pd e “front-runner” del campo progressista, lo ha ripetuto più volte nel corso della recente campagna elettorale.

“Abbattere il cuneo fiscale vuol dire mandare messaggio forte innanzitutto ai lavoratori, attraverso un aumento del salario reale. Questo è l’unico modo per lottare contro carovita e inflazione. Ed è positivo anche per le imprese", aveva detto lo scorso 21 settembre durante una conferenza stampa alla Fondazione Feltrinelli a Milano."La nostra priorità è la più seria di tutti perché è l’unica vera grande rivoluzione fiscale, dall’altra parte ce ne sono venti di proposte che in quanto tali non sono credibili perché mancano le coperture", aveva tuonato Letta. Ora che il governo Meloni ha deciso di tagliare ulteriormente il taglio del cuneo fiscale, ecco che le critiche non si fermano, nonostante i dati incoraggianti che arrivano dall’Istat.

Il tasso di disoccupazione, come scrive Gian Maria De Francesco sul Giornale, è sceso al 7,8% e il numero dei disoccupati è tornato sotto il livello psicologico dei 2 milioni. In valori assoluti a marzo gli occupati sono aumentati di 297mila unità (+1,3%) rispetto allo stesso mese del 2022, mentre il tasso di occupazione è stabile al 60,9% sul mese precedente (+0,9 punti su anno). Ma non solo. L’Istat certifica, inoltre, che l'aumento tendenziale è dovuto alla crescita “dei dipendenti permanenti e degli autonomi e a fronte di una diminuzione dei dipendenti a termine”. In definitiva, certifica che le politiche sul lavoro nel periodo tra la fine dell'esecutivo Draghi e l'inizio di quello Meloni stanno dando i frutti sperati.

E allora perché il Pd, che in campagna elettorale voleva un taglio “choc” del cuneo fiscale, ora si lamenta che un governo di centrodestra passi dalle parole ai fatti? Perché, a detta della neosegretaria Elly Schlein e del suo entourage, non è una misura strutturale, ma a tempo. Questo è indubbiamente vero, ma è altrettanto vero che il Pd qui cade in un’ennesima contraddizione perché è sempre stato il partito del rigore dei conti. Il governo Meloni intende rendere questa misura strutturale, ma se non lo ha fatto fin da subito è perché, evidentemente, la situazione della finanza pubblica non lo permette ancora. Come è già stato ricordato, Letta in più occasioni ha spaventato (inutilmente) l’elettorato trattando i leader del centrodestra come degli “spendaccioni”.

Ora che il governo Meloni fa ciò che anche il Pd ha promesso di fare in campagna elettorale (tagliare le tasse sul lavoro) e lo fa responsabilmente, evitando di sfasciare i conti, non va bene. La doppia morale della sinistra non ha mai fine…

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