Uno show che si poteva evitare. E invece attorno alle «libere dichiarazioni» di Danilo Restivo si è creato un ingiustificato clima di attesa. Cosa potesse - o meglio, «non» potesse - svelare Restivo era noto a tutti, in primis ai giudici della Corte di appello. I quali ieri hanno però consentito all'imputato di leggere una lettera dai contenuti sconcertanti. Una missiva indirizzata alla mamma di Elisa Claps, la signora Filomena Iemma, che si è rifiutata di ascoltare l'autodifesa dell'assassino della figlia, uscendo dall'aula appena il presidente ha concesso la parola a Restivo: «Le infamità che escono dalla bocca sua bavosa non mi interessano».
Un processo di appello - quello che si sta concludendo a Salerno - dall'epilogo quasi scontato: la conferma cioè della sentenza di primo grado che ha condannato Restivo a 30 anni per l'omicidio della studentessa potentina.
Una storiaccia che risale a 20 anni fa. Il 12 settembre 1993 Elisa, 16 anni, viene ammazzata a coltellate nel sottotetto della Santissima Trinità, la chiesa nel cuore di Potenza. L'ultima persona che parla con la ragazza, proprio all'interno della chiesa, è Danilo Restivo, noto in città per la sua mania di tagliare ciocche di capelli alle ragazze. Insomma, uno con qualche rotelle fuori posto. Nonostante ciò le indagini sulla scomparsa di Elisa (il suo cadavere fu ritrovato, in circostante oggetto di un altro procedimento giudiziario, solo 17 anni dopo) non puntano subito su Danilo, la cui famiglia - secondo voce di popolo - sarebbe «protetta» da notabili politici e religiosi del capoluogo lucano. Mentre il cadavere giace nel sottotetto della Trinità, dove inspiegabilmente nessuno andrà a cercarlo (o farà finta di non vederlo), Restivo ha tutto il tempo per trasferirsi in Inghilterra: qui nel 2002 ucciderà, con modalità simili a quelle usate con Elisa, una sarta inglese, Heather Barnett. Ma Danilo, per lungo tempo, sembra farla franca anche per quel delitto. Solo tre anni fa, nel 2010, la giustizia inglese lo ha condannato all'ergastolo. Due anni fa, nel 2011, Restivo è stato pure condannato in Italia a 30 anni per l'assassinio di Elisa. In quel giudizio l'imputato non si presentò davanti al tribunale di Salerno, né volle collegarsi in videoconferenza dal carcere inglese dov'era rinchiuso per l'omicidio Barnett. Al processo di appello, invece, Restivo ha voluto esserci; e così, dopo una lunga trattativa diplomatica con la giustizia di Sua Maestà, è giunto a Salerno grazie a una «estradizione temporanea».
Appena finito il processo italiano Danilo se ne tornerà nella sua cella di Winchester da dove - parole del giudice britannico che l'ha condannato - «marcirà per il resto dei suoi giorni». Forse, anche alla luce di tale prospettiva, Restivo ha colto l'occasione per farsi un viaggetto (se pur blindatissimo) in Italia. Una rimpatriata che, alla luce di quanto accaduto ieri a Salerno - si sarebbe potuto risparmiare: la sua lettera «dedicata» a Elisa si è infatti rivelata un boomerang anche sul piano umano, oltre che su quello più strettamente giudiziario.
«Sono innocente e chiedo al vero assassino di costituirsi. Anche la signora Filomena Iemma ha bisogno di trovare il colpevole che ha ammazzato sua figlia. Il mio desiderio è un giorno quello di portare i fiori sulla tomba di Elisa». Danilo Restivo ha concluso così il suo lungo intervento durato oltre un'ora: 29 pagine scritte a mano, nelle quali - a suo modo - ha ricostruito il «caso Claps».
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