Ecco la verità sul caso Mediaset, simbolo di un sistema malato

Sessanta i giorni che intercorrono tra sentenza e motivazioni in primo grado. Per Berlusconi? Nemmeno uno. Centosettantuno i testimoni della difesa negati dalla Corte durante il processo di secondo grado Mediaset

Ecco la verità sul caso Mediaset, simbolo di un sistema malato

Ecco la verità sul processo Mediaset. Una macchina aliena montata con cura maniacale, con un navigatore che disegna l'itinerario perfetto della condanna e l'equipaggio su misura per il compito. Basta unire insieme appunti di verità che mostrano l'assoluta predeterminazione delle sentenze, con una coerenza interna spaventosa.

La storia del processo

Tribunale, primo grado di giudizio: tre giudici su tre, cento per cento, di estrema sinistra, appartenenti a Magistratura democratica. Il risultato è ovvio. Con un'anomalia supplementare: la sentenza non contempla solo il dispositivo, ma vengono contestualmente lette anche le motivazioni che normalmente prendono almeno 60 (sessanta) giorni. Qui neanche un minuto. 26 ottobre del 2012.
Corte d'appello, secondo grado di giudizio: tre su tre, cento per cento, giudici di estrema sinistra. Fissato a velocità da record nel gennaio del 2013. Stesso ritmo innaturale, con la negazione in primo come in secondo grado di 171 testimoni a difesa, violando le norme del diritto europeo del giusto processo (articolo 6 della Convenzione europea dei diritti umani, articolo 111 della Costituzione italiana).
Corte di Cassazione, terzo grado di giudizio: tre giudici su cinque di estrema sinistra più uno di essi impacciato dall'incerta sorte del figlio magistrato. Questa corte non è il «giudice naturale». Per poter predeterminare questi giudici la Corte d'Appello di Milano segnala che la prescrizione interverrà il 1° agosto 2013, quando nella realtà la data è quella del 26 settembre. Questa «fantasia» giuridica consente di assegnare la pratica alla sezione feriale (composta all'uopo), evitando che il processo sia messo a ruolo dalla terza sezione, specializzata in reati fiscali, la quale aveva il torto di aver già assolto Berlusconi dinanzi ad accuse basate su medesimi argomenti (inesistenti) di prova già il 6 marzo del 2013.
C'è una stranezza ulteriore, le motivazioni della condanna sono firmate da tutti i cinque membri della Corte. Perché? L'esperienza forense spiega questa firma in blocco con il fatto che il relatore non condivideva sentenza e motivazioni. In più la Cassazione tradisce se stessa, salta a pie' pari, contraddicendo la propria natura e il proprio dovere, le questioni gravi di diritto esposte dalla difesa. Nessuna risposta è stata data alle eccezioni dei legali di Berlusconi. La sequenza drammatica esposta si spiega soltanto con l'intenzione preordinata di portare a compimento un'operazione politica. Un iter classico per un accanimento giudiziario teso a eliminare il leader del centrodestra dalla scena politica cosi da lasciare campo libero per l'ascesa indisturbata al potere della sinistra.

Berlusconi «socio occulto al 50%» di Agrama? Falso

Agrama ha testimoniato sotto giuramento che Berlusconi non è mai stato suo socio, di averlo incontrato una sola volta negli anni ottanta e che Berlusconi non ha mai partecipato a nessuna trattativa di compravendita di diritti televisivi. Nessun passaggio di denaro da Agrama a Berlusconi risulta dalle indagini effettuate dalla Procura di Milano in numerose banche europee. Quelle stesse indagini hanno reperito invece conti di Agrama dove risultano gli utili derivanti dalla sua attività imprenditoriale di acquisto-vendita diritti. Per Berlusconi, socio attraverso Fininvest al 50% di Mediaset, e socio occulto di Agrama al 50%, sarebbe stato indifferente qualsiasi spostamento di prezzo dei diritti a danno o a favore di Agrama o Mediaset. Se Berlusconi fosse stato socio di Agrama, questi si sarebbe rivolto a lui invece che pressantemente a dirigenti di Mediaset per ottenere la continuità del rapporto. Il capo dell'ufficio acquisti di Mediaset ha preteso e ottenuto una tangente del 10 per cento da Agrama. Se Berlusconi fosse stato il socio, ne sarebbe stato informato, e il dirigente sarebbe stato licenziato e denunciato.
Da questi chiari dati emerge come, attraverso Fininvest, Berlusconi sia parte lesa a causa del comportamento di un dirigente Mediaset infedele. Questa è una determinazione cui è giunta la Corte di Cassazione stessa. Infatti nella sentenza del 18 magio 2012 la seconda sezione penale della Suprema Corte, e dunque passata in giudicato, ha escluso espressamente che Berlusconi potesse essere stato socio di Frank Agrama (pag. 9 della sentenza).
In questa sentenza la Corte di Cassazione ha stabilito che Frank Agrama aveva una azienda di compravendita diritti ed era, quindi, un intermediario tra Paramount e Mediaset vero e non fittizio. Il profitto realizzato da Agrama era un profitto «normale» e non «anomalo». E i prezzi praticati a Mediaset erano prezzi di mercato e non prezzi illecitamente gonfiati. Inoltre Berlusconi non aveva poteri di intervento gestionale su Mediaset e non aveva comunque mai effettuato alcun intervento. Berlusconi quindi era ed è completamente estraneo al rapporto Agrama-Mediaset. Questa sentenza definitiva della Corte di Cassazione è stata contraddetta dalla sezione feriale della Corte. La quale, per arrivare a condannare Berlusconi, ha malamente opacizzato le evidenze fattuali e logiche della Sezione penale. E cioè che Agrama è stato creato da Berlusconi per farne fittiziamente il mediatore a suo uso, i suoi profitti erano esagerati. Inoltre che i prezzi di vendita dei diritti a Mediaset erano gonfiati e Berlusconi imponeva a Mediaset di acquistare i diritti di Agrama. Perché questo rovesciamento? Vedi «Storia del processo Mediaset» come episodio culminante della «guerra dei vent'anni» condotta contro Berlusconi.

I veri rapporti tra Berlusconi e Mediaset: totale trasparenza

Sul tema sono state inventate e diffuse numerose bugie. Qualche nota utile a smentirle: Mediaset ha sempre acquistato diritti televisivi a prezzo di mercato e ha sempre correttamente ammortizzato nei bilanci il costo dei diritti televisivi dividendolo in un numero di anni corrispondente a quello della durata dei contratti. Mediaset non ha in nessun caso evaso il fisco e tantomeno operato una frode fiscale. Infatti Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, è stato assolto. L'amministratore delegato, il direttore finanziario, il direttore fiscale non sono stati mai indagati e neppure interrogati. Mediaset non ha approfittato del «condono tombale» del 2003, perché i vertici dell'azienda avevano pieno convincimento della propria perfetta correttezza fiscale.
Questi elementi consentono istruttive deduzioni. Berlusconi azionista di Mediaset attraverso Fininvest: non aveva e non esercitava alcun potere di gestione su Mediaset. Ammesso e non concesso che avesse avuto voce in capitolo, sarebbe comunque perfettamente innocente non avendo Mediaset commesso alcun reato di evasione o frode fiscale. L'incredibile invenzione di un reato ad personam da parte della Corte di Cassazione, e cioè «ideatore di frode fiscale», è giuridicamente sballata. Nell'ipotesi fantasiosa del terzo tipo che un simile reato possa esistere in qualche codice di un altro pianeta, si riferirebbe a un sistema di compravendita di diritti risalente a trent'anni fa e dunque sarebbe prescritto anche su Marte o Saturno.


Tutto questo sta accadendo in Italia, dove un golpe si sta consumando nelle sue drammatiche conseguenze per la democrazia, senza che l'informazione dei cosiddetti giornali indipendenti e dei Tg Rai, La7 e Sky fornisca anche uno solo di questi elementi di verità.

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