Era attesa in pieno periodo natalizio. Invece si è persa, forse incenerita dal sole

Era attesa in pieno periodo natalizio. Invece si è persa, forse incenerita dal sole

di Cristiano Gatti

Non si sa quando, non si da dove, non si sa quanto. Non si sa chi riguarderà e chi invece sarà esente, non si sa come e non si sa perché. Nemmeno fosse l'Imu, la cometa Ison - manco a farlo apposta, un nome da nuova tassa comunale - questa magnifica e fantasmagorica cometa di Natale diventa ogni giorno più indefinibile e inafferrabile. Tutti quanti noi ignoranti di cose cosmiche avevamo più o meno intuito che dopo il giro attorno al sole sarebbe finalmente comparsa alla nostra vista, con tutto il suo carico ancestrale di mistero e di fascino. Invece le cose non si stanno mettendo per niente bene. Non ci sono certezze scientifiche, ma è fortissimo il sospetto che la vecchia Ison abbia tirato la cuoia: come il leggendario Icaro, si sarebbe avvicinata troppo al sole, finendo arrosto.
Dalla Nasa arrivano notizie contrastanti. L'osservatorio solare Soho sostiene che la cometa sia uscita come grumo di polvere dallo struscio con il sole, mentre l'altro osservatorio Sdo addirittura non riscontra più alcuna traccia. Altri però tengono in vita la speranza. Molti astronomi lasciano aperta l'ipotesi più bella e romantica: forse sarà possibile ancora vederla, benché parecchio sinistrata. L'astrofisico Gianluca Masi parla di «nucleo molto frammentato: adesso si tratta solo di capire se questi frammenti sono consistenti». Lo capiremo nei prossimi giorni, avvicinandoci a Natale.
Forza Ison. In qualche modo devi farcela. Lo sappiamo, non è facile la vita di una cometa, con tutte le prove e le distanze che deve superare. Ma a questo punto devi riuscirci. E non tanto per le morbose curiosità della scienza, quanto per il nostro banalissimo bisogno di gente comune, con i piedi per terra, ora più che mai con la testa bassa. Per noi, che al cospetto degli astronomi siamo asini, la stella cometa è l'astrazione (vedi l'assonanza con astro) forse più ardita e più fantastica, la vera astrazione assoluta. Nel racconto che massimamente tocca la nostra immaginazione e le nostre speranze, la stella cometa indicava ai pastori e ai re Magi, agli umili e ai potenti, dove fosse improvvisamente fissato il centro della storia, il centro del tempo, restituendo un senso alla vita stessa, sottraendola alle leggi del caso, o del caos (vedi che sono anagramma l'uno dell'altro).
Disastrata Ison, capirai allora perché tutti qui sul pianeta Terra, sottoscala dell'universo, facciamo un po' il tifo per te. Perché il tuo duello impari con la prepotenza del sole non ti abbia incenerito del tutto, perché la tua forza residua sia riuscita comunque a proseguire la corsa, portandoti esausta ma indomita alla nostra vista, magari proprio nelle ore più prossime al Natale. I bambini veri e i bambini che sopravvivono cocciutamente in tanti adulti avrebbero una gran voglia di guardare finalmente verso l'alto, in cerca di una luce diversa, una luce direzionale che nell'immensa segnaletica astrale indichi nuovamente destinazioni possibili, di cuore e di pensiero.
Una stella con la coda, una stella con lo strascico: così noi da sempre fissiamo nei nostri disegni la diversità e la grandezza della cometa. C'è molto di immaginazione, in questa rappresentazione grafica. C'è soprattutto l'aspirazione di renderla unica, completamente diversa da tutte le altre stelle, infinitamente più speciale e più potente. Perché la cometa, rispetto a tutte le altre, si muove. Perché corre ineffabile e veloce verso un punto indefinito, per noi misterioso e decisivo.
Tu, vecchia Ison, sei nella realtà malconcia e sbrindellata, tanto che molti osservatori dubitano ormai della tua esistenza. Ma noi, che non abbiamo elementi empirici per tirare conclusioni, continuiamo a sperare di rivederti, un giorno dei prossimi, da qualche parte. Ne abbiamo bisogno.

Coltiviamo il sogno infantile di alzare lo sguardo in una notte serena e improvvisamente assistere al tuo passaggio, più forte del sole, più forte di tutto, persino della nostra incapacità di guardare oltre le terrene piccinerie.
Quella notte, una magica notte natalizia, forse ci ricorderemo che dopo tutto stiamo andando anche noi nella direzione giusta, verso il punto prestabilito.

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