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"È una scelta del governo". Lo schiaffo del giudice alla Ong

Niente accesso agli atti per Emergency per quanto riguarda il porto di sbarco individuato lo scorso 7 marzo dal ministero dell'Interno: "Contengono azioni e scelte di politica estera"

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Il Tar del Lazio dà torto a Emergency sul caso dell'assegnazione del porto di Brindisi - avvenuta il 7 marzo 2023 - per la nave Life Support da parte del ministero dell'Interno. Nell'ordinanza del Tribunale Amministrativo si legge come le valutazioni compiute dal Viminale e dalle Capitanerie di Porto in vista dell'individuazione del porto di sbarco dei migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale non possano essere sottoposte ad "accesso difensivo". La nave ong aveva chiesto di potere prendere visione e fare copia di tutti gli atti e documenti in possesso dei vari enti che hanno portato all'assegnazione dello scalo alla nave della medesima imbarcazione.

Il Tar aveva comunque considerato che il ricorso per conseguire l'accesso agli atti richiesti risulta "improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse", in quanto la successiva nota sulla vicenda da parte del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto non è stata oggetto di impugnativa. In ogni caso lo stesso organo di giurisdizione amministrativa ha ritenuto che "l'accesso difensivo", anche nel caso fosse procedibile, "sarebbe comunque non suscettibile di positiva considerazione". E tutto questo è stato sentenziato perché "la documentazione amministrativa correlata all'attività di pattugliamento e soccorso in mare contiene e riflette posizioni, oltre che interessi, di politica estera del Governo nonché scelte e ad azioni di carattere politico, al cospetto delle quali il diritto di conoscere si arresta di fronte a un'attività latamente discrezionale che, se divulgata, pregiudicherebbe in modo irreparabile i valori che dalla normativa ricevono una protezione rafforzata".

Nella notte tra il 6 e il 7 marzo scorsi la nave di Emergency "Life Support" aveva soccorso 105 migranti su un gommone in avaria in acque internazionali di fronte alla Libia. Tra loro vi erano 59 uomini, 16 donne - di cui una al settimo mese di gravidanza - 24 minori non accompagnati e 6 minori accompagnati. L'imbarcazione su cui viaggiavano, un gommone di 12 metri che imbarcava acqua ed era in balia delle onde perché aveva finito la benzina, era partita da Zwara, in Libia, alle 2 del pomeriggio del giorno 6 marzo. La nave Ong, secondo quelle che furono le direttive del ministero dell'Interno, giunse quindi nel porto di Brindisi. Secondo quanto venne riferito all'epoca dal comandante, Domenico Pugliese, tutte le persone soccorse erano in buone condizioni.

Insomma: quella scelta del Ministero dell'Interno fu assolutamente legittima.

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