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Lerner perde la memoria: cosa non dice nulla sinistra

Per screditare la Meloni, il giornalista rivanga il passato e contesta la sua "visione benevola del Msi". Ma la predica arriva dal pulpito sbagliato: Gad infatti sorvola sull'altrettanto articolata storia della sinistra

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Non fanno pace col passato, figuriamoci con se stessi. Certi progressisti sono fermi agli anni Settanta e lo si capisce dalle parole con cui si rivolgono all'attuale governo. Parlano di "onda nera", di "post-fascismo" e di saluti romani, rispolverando un armamentario ideologico da tutto proiettato all'indietro. Intanto, l'attualità impone ben altre urgenze. E poi ci sono anche quegli intellettuali di sinistra che, per screditare Giorgia Meloni e il suo esecutivo, si mettono a rivangare in quello che fu, approntando peraltro un racconto parziale e a senso unico. La disamina pubblicata da Gad Lerner sulle pagine odierne del Fatto Quotidiano sembra rientrare in questa fattispecie.

Msi, la disamina faziosa di Lerner

Nel suo articolo, l'ex conduttore tv si è addentrato in un excursus tra ex missini, estremismi, e "fiori neri": il tentativo dialettico è stato, ancora una volta, quello di tirare Giorgia Meloni per la giacchetta rispetto a una storia politica che la sinistra vorrebbe riscrivere a modo proprio. Lerner, in particolare, è partito dalle parole della leader di Fratelli d'Italia, che nei mesi scorsi aveva definito il Msi "un partito che ha avuto il ruolo di traghettare verso la democrazia milioni di italiani che erano usciti sconfitti dalla guerra...". E ancora, un movimento che "ha avuto un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica, il terrorismo (...) Aveva la responsabilità di accompagnare persone che altrimenti avrebbero fatto scelte diverse". Tutto condivisibile. Del resto il partito di Almirante partecipò anche all'elezione di presidenti della Repubblica, incardinandosi nelle dimaniche democratiche.

Ma a Gad Lerner, ancora oggi, questo non basta. "Questa definizione benevola di un Msi virtuoso traghettatore dei post-fascisti verso l’approdo a una destra democratica si scontra con troppe circostanze di fatto", ha scritto il giornalista, ricordando ad esempio quando alcuni missini inneggiavano ai colonnelli in Grecia. Sai che scoperta. Lo stesso Maurizio Gasparri, allora militante missino, aveva spiegato e contestualizzato senza fatica quegli slogan così: "Non odiavamo la democrazia... Ci sembrava che quelle dittature fossero una risposta estrema, ma necessaria, all'avanzata del comunismo nel mondo. So che sembra una follia, ma allora c'erano regimi militari, para-militari o neofascisti in Turchia, in Grecia, in Portogallo, in Spagna, dove era ancora vivo Franco". Leggere il passato con gli occhi del presente è sempre un errore e in questo senso la predica di Lerner arriva pure dal pulpito sbagliato.

Gli anni di Lotta Continua

L'ex conduttore tv fu infatti militante di Lotta Continua, realtà articolata che conobbe da vicino i rischi delle derive estremiste di sinistra. Peraltro molti fuoriusciti da quel movimento passarono addirittura al terrorismo rosso. "Posso testimoniare che anche Lotta Continua operò (non senza rischi e accuse di tradimento) per scongiurare che altre centinaia di giovani intraprendessero la via della lotta armata", ha scritto Lerner sul Fatto, invocando una severità nell'analisi della questione. Peccato che il giornalista sia particolarmente severo con la storia altrui e sembri più indulgente con quella altrettanto complessa della sinistra. "Giorgia Meloni non era ancora nata, ma ciò non la autorizza a edulcorare la storia e l'ideologia del partito a cui scelse di aderire giovanissima", ha tuonato Gad, precisando che "quando si iscrisse quindicenne al Fronte della Gioventù, Giorgia Meloni entrò in relazione con militanti protagonisti di quella stagione violenta".

E quindi? Anche i militanti di Lotta Continua entrarono in relazione con il leader del movimento Adriano Sofri, poi condannato a 22 anni di carcere come mandante dell'omicidio Calabresi e ora (dopo aver scontato la pena) uomo libero. Secondo Lerner, però, a dover fare "autoanalisi" dovrebbe essere la destra di oggi. "La generazione che fu ribelle antisistema e che ora ama definirsi 'generazione Tolkien' dovrebbe trovare il coraggio dell'autoanalisi". E anche oggi, il suo esame di coscienza la sinistra lo fa domani. Nel suo articolo, Gad ha anche osservato: "Oggi 'camerati' non si usa più, almeno in pubblico. Si preferisce offuscare il passato ricorrendo al più neutro 'patrioti'...". In realtà, Meloni proprio nei giorni scorsi aveva spiegato l'importanza di dirsi oggi "patrioti" senza accezioni dispregiative o strumentali rispetto a quel termine. In compenso, alcuni a sinistra continuano a chiamarsi compagni con un certo compiacimento.

Chissà, magari in una prossima disamina il giornalista si occuperò anche di loro.

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