Fate una colletta per i rampolli dei salotti chic

Alitalia aveva promesso voli a 99 euro per i giovani che devono rientrare dall'estero per votare domenica, ma i biglietti sono ormai introvabili, e Francesco Merlo, prima firma di Repubblica non avvezzo alla seconda classe, scrive sul proprio quotidiano, sdoganando un conflitto di interessi per un servizio pubblico, un'articolessa contro «Quella bugia sui biglietti agli studenti/ che scippa a mio figlio il primo voto». Esauriti i ticket a prezzo elettorale, il costo del biglietto Alitalia per il figlio studente a Londra è di 571 euro (ce n'è anche uno a 296, ma l'aeroporto di Stansted, da cui parte il volo Ryanair, scrive papà Merlo, «è fuori mano», povero Merlo figlio). E così, lasciato a terra da una incresciosa bugia della compagnia di bandiera (gratificata nell'articolo da una sequela di complimenti, il più tenero dei quali è «colpevole di abuso della credulità popolare»), lo studente rischia di non votare. E che Merlo junior possa beneficiare di un biglietto pagato da Merlo senior, un modesto editorialista da 10-15mila euro netti al mese più benefit (almeno da quanto si capisce dal pezzo) è escluso. Un vero vulnus alla democrazia. Se la sinistra dovesse perdere per un voto, il rimborso danni bisognerà chiederlo ad Alitalia. È la borghesia chic: upper class, ma low cost. Abituata a vivere fra le nuvole. A meno che qualcuno non organizzi una colletta per il figlio del giornalista repubblicratt, per dare voce e voto all'Italia che studia, che produce e che lavora. «L'Italia giusta», quella perbene, colta, preparata, magari montiana, comunque non di destra, che fa sempre la scelta giusta, per il partito giusto e il candidato giusto, figlio del papà giusto, che dice le cose giuste, al momento giusto, che abita nel quartiere giusto, della città giusta... Come Milano. La quale, anche se il console americano (sul Corriere dell'altro ieri) ne mette in dubbio la sicurezza, rimane (come racconta il pezzo-testimonianza di Isabella Bossi Fedrigotti sul Corriere di ieri), una città per bene, amministrata da un sindaco per bene, dove si possono fare, anche di notte, anche da sole, con la borsetta a tracolla, «Quelle passeggiate in bicicletta/ nella giungla tranquilla delle strade». Dove «il vero pericolo, semmai, sono gli automobilisti, per la loro velocità, assai più di uno scippatore o di un borseggiatore». Mah... «Comunque, tranne un borseggio sul tram 29, una trentina d'anni fa, non mi è mai successo niente». Affermazione in cui il dato più sorprendente non è l'assoluta sicurezza della città di Milano, ma il fatto che la Bossi Fedrigotti abbia preso il tram, almeno una volta in vita sua. Nessuno, peraltro, ha mai spiegato a lei e tutte le sciure fanatiche della bici (le quali, vivendoci all'interno, stranamente sono anche tutte favorevoli all'Area C, ma questa è un'altra tassa), che Milano non finisce alla cerchia dei Navigli.

Del resto siamo nella Milano-bene, della gente perbene, nella Lombardia perbene che (come ha scritto Natalia Aspesi domenica su Repubblica) se proprio non riesce a votare Pd, piuttosto che Maroni e l'orrore berlusconiano, sceglie Monti; ma segue la signora Borletti Buitoni; dichiarandosi però per il voto disgiunto a favore di Ambrosoli... È la Milano per pochi, che vuole avere tutto. La Milano da habere.

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