Fatto-La7, rissa continua: si sfascia la lobby filo pm

Il direttore Padellaro si smarca da Travaglio che continua a incensare i Cinque Stelle. E Telese risponde agli attacchi dei grillini: "Pubblico non è di Montezemolo"

Il giornalista Marco Travaglio
Il giornalista Marco Travaglio

Roma - Padellaro difende Monti e si smarca dal Travaglio fan del leader Cinque stelle. Telese attacca Grillo-Casaleggio, mentre prepara il nuovo giornale Pubblico, dopo aver lasciato Il Fatto quotidiano in contrasto con Travaglio. Ma non erano tutti dalla stessa parte, nel «partito dei giudici»? Cose del passato, ora è rissa continua. E la linea politica è ondivaga.
«Renzi e Grillo si stanno muovendo e agitando in una politica che non è quella reale», dice Padellaro alla festa del suo giornale alla Versiliana di Marina di Pietrasanta. Poi il direttore de Il Fatto prosegue: «Specialmente dopo l'intervento risolutivo di Draghi, il sistema Monti è una certezza e non una alternativa. Nel 2013 le opzioni sono due: Monti ancora premier o Monti presidente della Repubblica». Nel secondo caso, per Padellaro, «il primo ministro sarà scelto nella sua sfera di influenza».
Insomma, il direttore sembra non condividere l'entusiasmo di Travaglio per il guru del Movimento 5 stelle, al quale l'editorialista del quotidiano dedica pezzi-peana che lo descrivono come un puro, fuori dalle sporche logiche politiche, che per questo viene attaccato da una «macchina del fango».
Veniamo a Luca Telese, che sul sito del nuovo giornale se la prende con Beppe Grillo, ma più ancora con il suo ormai famoso ghost writer Gianroberto Casaleggio. In sostanza, con quella che definisce «la fantasiosa controinformazione grillina».L'occasione è un post sul blog beppegrillo.it, che riguarda il caso Giovanni Favia, il consigliere regionale dell'Emilia-Romagna che ha aspramente criticato Grillo e Casaleggio in un fuori onda trasmesso in tv da Piazza Pulita, suscitando aspre polemiche e sospetti (alimentati dall'house organ del Movimento 5 Stelle) di aver concordato il servizio con il conduttore Corrado Formigli. A Telese fa saltare la mosca al naso soprattutto il fatto che in questo contesto si critichi il giornale che sta fondando, «persino le persone che ci lavorano e anche il sottoscritto, sul piano personale».
Il transfuga de Il Fatto si chiede intanto chi sia l'autore dell'attacco. «Una nota scritta da Beppe Grillo e firmata da un giornalista freelance? O una nota firmata da un giornalista freelance e scritta dal ghost writer di Grillo, Gianroberto Casaleggio? Considerando Grillo più intelligente che paranoico sono portato a propendere per la seconda ipotesi, e quindi anche se rispondo al secondo farò finta che questo strano collage di gossip, deliri e fantasia lo abbia scritto lui».
Il passaggio del post che scatena le ire di Telese è quel «piccolo schizzetto di fango», dove si racconta che il 5 per cento di Pubblico appartiene a una società di produzione mediale di cui è amministratore Lorenzo Mieli.
«Ovvio che per Grillo - replica Telese - sia l'emanazione del padre, Paolo, e - addirittura - l'anello di congiunzione con ben due temibili poteri forti contro di lui: l'Rcs e Montezemolo. Qui mi sono messo le mani nei capelli: perché il giorno in cui lasciai Il Fatto, Cinzia Monteverdi, amministratrice di quel giornale, urlava per i corridoi: “Ho parlato con Paolo Mieli...Mi ha detto che se suo figlio mette un solo centesimo in quel giornale lo prende a calci in culo”».
Il fondatore di Pubblico insorge di fronte a questi sospetti e contesta la controinformazione grillina che alimenta sospetti sulla sua operazione editoriale, usando la solita macchina del fango.
«I padri e i figli talvolta sono persino in conflitto fra di loro, o più semplicemente hanno idee diverse», spiega Telese. E aggiunge: «Per me Lorenzo è semplicemente un geniale produttore con cui ho lavorato a inizio carriera».

Infine, replica ad un altro «schizzo di fango»: rivela che la fidanzata di Lorenzo, Clementina, è la figlia di Luca Cordero di Montezemolo. Ironizza Telese: «Tutti appendici di poteri che si muovono per colpire Grillo. Boom!». E il caso Favia? Il consigliere M5s ha detto «cose vere su Casaleggio», e ora vogliono «incastrarlo».

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