"Femministe e gay lì vengono impiccati…". Cruciani svela il paradosso del corteo pro Pal

Il conduttore radiofonico de "La Zanzara" evidenzia il controsenso politico della piazza anti-Israele: "Vi chiedo, in Palestina come vengono trattate donne e gay?”

"Femministe e gay lì vengono impiccati…". Cruciani svela il paradosso del corteo pro Pal
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L’esito scontato della manifestazione pro Palestina di sabato non è una scusa valida per nascondere la violenza e i paradossi ideologici che albergano tra pro Hamas e sinistra antagonista. Incidenti, feriti, scontri con la polizia a suon di pali della segnaletica stradale usati come ariete, sanpietrini e bombe carta, con 30 agenti rimasti feriti. E ancora: slogan pro terrorismo fondamentalista, teorie antisemite scritte nere su bianco e inni a Hezbollah. Tutto questo non nasconde un cortocircuito logico-politico ulteriore e, solo per i più ingenui, meno importante.

Nella piazza romana anti-Israele, tra i professionisti del disordine e i violenti pro Hamas, erano presenti anche associazioni gay, femministe di ogni ordine e grado e attivisti dei diritti Lgbtq. La legittimità della loro protesta, però, non può farci chiudere un occhio – anzi due – sul paradosso della loro manifestazione. Nell’ampia e delicata zona del Medioriente, l’unico baluardo per i diritti di omosessuali e donne è proprio Israele.

Un controsenso logico evidenziato, durante l’ultima puntata de La Zanzara, dal conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani. Il giornalista di Radio 24 non mette in discussione la manifestazione in sé: “Io – esordisce – sono dalla parte della libertà di espressione anche di chi vuole manifestare in favore della Palestina”. Poi evidenzia il paradosso: “Il 5 ottobre ci sono anche associazioni femministe e gay. Vi chiedo - si interroga Cruciani – in Palestina come vengono trattate donne e gay?. La risposta, seppur cruda, è purtroppo realistica: “Vengono impiccati, bruciati…”.

La stessa incoerenza mostrata ieri tra le strade di Roma, con i manifestanti che per arrivare a una pace nella polveriera mediorientale usavano la violenza e metodi da guerriglia contro le forze dell’ordine. Spray urticanti, bombe carta, lanci di oggetti e insulti di vario tipo sono stati i metodi “pacifici” delle frange più estremiste del corteo. A fine giornata, con il numero degli agenti feriti salito a trenta unità, è la stessa presidente del consiglio a smascherare il vero intento del corteo. "Esprimo la piena solidarietà, mia e del Governo, alle Forze dell'ordine, insultate e aggredite da sedicenti "manifestanti" che usano ogni pretesto per sfogare la loro assurda violenza. È intollerabile che decine di agenti vengano feriti durante una manifestazione di piazza", ha scritto in una nota Giorgia Meloni.

Affiancata dal ministro degli Interni, Matteo Piantedosi: “Da quanto avvenuto a Roma arriva la conferma della fondatezza delle ragioni poste alla base del divieto emesso dalla questura di Roma".

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