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LA FIGURACCIA DEI PROFESSORI: "Il ticket ai disoccupati? Un refuso"

Il ddl abrogava l’articolo 8 comma 16 della legge 537 del 1993 nella parte in cui fa riferimento ai disoccupati e ai loro familiari. Saltava l'esenzione per le prestazioni di diagnostica strumentale e di altre prestazioni specialistiche. Il tutto per finanziare l'Aspi, la nuova assicurazione sociale per l'impiego. Alla fine è arrivato il dietrofront del governo: "L'esenzione dai ticket per i disoccupati sarà ripristinata con un emendamento del governo"

LA FIGURACCIA DEI PROFESSORI: "Il ticket ai disoccupati? Un refuso"

L'ultima novità contenuta nel ddl lavoro, all'esame del Senato, è di quelle destinate a far discutere. Stop all’esenzione dai cosiddetti tickets in materia sanitaria "in favore dei disoccupati e dei loro familiari a carico, appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro". E' questo che stabilisce il ddl di riforma del mercato del lavoro. Il tutto per finanziare l'Aspi, la nuova assicurazione sociale per l'impiego.

Secondo la relazione illustrativa del provvedimento, la soppressione "è connessa all’estensione della platea dei beneficiari dei trattamenti di sostegno al reddito". La partecipazione alla spesa sanitaria in oggetto - si legge nella relazione - riguarda il pagamento delle prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e delle altre prestazioni specialistiche, ivi comprese le prestazioni di fisiokinesiterapia e le cure termali.

Le norme in esame "non riguardano i tickets sui medicinali e le relative esenzioni, in quanto entrambi sono eventualmente introdotti e disciplinati dalle singole regioni".

Alla fine però è arrivata una nota del ministero del Lavoro che recita così: "L’esenzione dei ticket sanitari per i disoccupati sarà ripristinata con un emendamento del governo. Il ministero del Lavoro precisa che ha già rilevato il refuso e pertanto dà assicurazione che ne farà oggetto di una proposta emendativa da presentare durante l’iter parlamentare del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro". Insomma, tutta colpa di un refuso..

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