Fini si chiama fuori tanto nessuno lo cerca

L'ex presidente di Fli finge di snobbare il Cavaliere: "Non dirò mai a Berlusconi: che fai, mi riprendi?"

Fini si chiama fuori tanto nessuno lo cerca

Non è vero che Repubblica ce l'ha sempre con Berlusconi. Ieri mattina, per dire, il Cavaliere ha potuto leggere l'intervista a Gianfranco Fini pubblicata a pagina 8 del quotidiano diretto da Ezio Mauro e scoprire che l'ex fascista, ex presidente della Camera, ex leader di An, ex leader di Fli, non ha in programma di unirsi alla processione dei centrini che con la coda tra le gambe tornano alla sua corte. E diteci se per il Cav questa non è una buona notizia.

«Non ho nessuna intenzione di ricandidarmi, né di fare un partito, né tanto meno di correggere l'antico “Che fai, mi cacci?” in un “Che fai, mi riprendi?”», scolpisce nel marmo Fini, con l'impertinenza propria della volpe di fronte al grappolo d'uva troppo alto: non potendolo raggiungere, finge che non gli interessi. Infatti nessuno in Forza Italia e nel polo di centrodestra si sognerebbe mai di chiedere il ritorno dell'uomo di Montecarlo, colui che ha fatto più danni al polo moderato di quanto sia mai riuscito in un ventennio di sforzi commoventi al centrosinistra, che poi in fondo sarebbe stato il loro lavoro. Colui che è passato in meno di tre anni dall'essere il martire dell'antiberlusconismo di destra allo 0,47 per cento di fatturato elettorale un anno fa. Meno di Tabacci. Sì, di Tabacci.

Nel centrodestra di oggi e di domani per Fini non c'è spazio. Non lo diciamo noi, lo dice la storia. Il predecessore di Laura Boldrini a un certo punto della sua ondivaga carriera ha chiamato l'all in su un centrodestra deberlusconizzato. Oggi si vive il paradosso per cui anche se il Cav è formalmente fuori causa non c'è mai stato un tasso così alto di berlusconismo nell'area moderata. Lo ammette perfino lui: «Nel centrodestra il dominus continua a essere lui con la sua logica di un'alleanza del “tutti contro la sinistra”». Per questo Fini compiange un po' il suo antico alter ego, quel Pier Ferdinando Casini che invece sta già facendo le carte per far parte della coalizione che punta al 37 per cento: «Mi chiedo cosa ci fa uno come lui in compagnia di Storace che vuole abolire l'euro, della Lega che fischia Napolitano e di parte di Forza Italia così silente nei confronti delle intemperanze dei grillini».

È così disilluso, l'ex delfino di Almirante, da non mettere la mano sul fuoco nemmeno per le sue pecorelle sbandate nella diaspora di Fli: «Certo, ci può essere qualcuno che pensa a una futura candidatura, vede con simpatia l'ipotesi del rientro e alla fine mangerà questa minestra». E lui resterà alla finestra. Ehi, avete sentito anche voi un sospiro di sollievo?

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