Firenze «La vicenda Sallusti mi ha molto colpito. Il fatto che si possa andare in carcere per un'idea mi inorridisce». Lo ha detto il sindaco di Firenze Matteo Renzi (nella foto tonda) durante la tradizionale cerimonia dello scambio di auguri natalizi con i giornalisti in Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze. «Trovo allucinante - ha proseguito - che questo possa avvenire in un paese civile. E ciò al netto di Sallusti, della sua testata e di tutte le provocazioni di questa vicenda». «Poi leggo i vostri articoli - ha scherzato infine il sindaco con i cronisti presenti - e mi spingerei anche più in là del carcere...».
Proseguendo sul tema dell'informazione, l'ex sfidante di Pierluigi Bersani alle recenti primarie del centrosinistra ha detto: «Nel 2012 la crisi ha colpito anche l'editoria e la vostra professione è stata messa a dura prova». Renzi ha anche ricordato che «nell'anno che sta per chiudersi solo a Firenze hanno cessato le attività due quotidiani e ci sono state crisi dolorose anche nel settore televisivo con lo switch off del sistema analogico».
Sul caso Sallusti sono intervenuti altri due sindaci «di peso», Gianni Alemanno e Francesco Rutelli, rispettivamente primo cittadino ed ex sindaco della Capitale. «La domanda di grazia per il direttore del Giornale inoltrata dal presidente della Repubblica al Guardasigilli - ha detto Alemanno - è un segnale positivo, che può portare in tempi rapidi alla fine della kafkiana vicenda di Sallusti, che si trova agli arresti domiciliari per scontare una condanna per diffamazione ricevuta per un'opinione espressa».
Sulla stessa linea Rutelli, il leader centrista che era stato fra i più tenaci sostenitori della proposta di legge sulla diffamazione che manteneva il carcere per i giornalisti e lo aboliva per i direttori di testata. «È la soluzione più saggia». Così Rutelli commenta la possibilità di concessione della grazia a Sallusti.
«Sostengo pienamente questa strada, perché nella nostra Costituzione il provvedimento di clemenza - ha spiegato il leader dell'Api - è l'unica e vera soluzione per casi critici come la condanna al carcere di Sallusti, anziché l'adozione di norme ad personam che, inevitabilmente, incidono in modo poco meditato sull'ordinamento».
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