Le follie del Regno di Sicilia: 2,2 milioni l'anno per i cavalli

La Regione come Buckingham Palace: i 40 palafrenieri dell’Istituto di incremento ippico guadagnano 55mila euro. Ma i purosangue non sono più nella sede dell’ente

Le follie del Regno di Sicilia: 2,2 milioni l'anno per i cavalli

Campa cavallo che lo spreco cresce. Spese pazze a «briglia sciolta» nella Sicilia dal maxi debito da 5,2 miliardi di euro e dei soldi buttati. C'è un ente pubblico che si occupa nientemeno che della tutela di cavalli e asini isolani, come il Sanfratellano e il purosangue orientale, ma anche l'asinello ragusano e l'asino di Pantelleria. Si chiama «Istituto di incremento ippico», un carrozzone che traina 2,2 milioni di euro l'anno per il costo del solo personale. Ci lavorano la bellezza di 40 palafrenieri, assunti grazie a un concorso nel 1990. Dovevano essere in origine la metà, ma come spesso accade, al momento di stilare la classifica degli idonei, i posti disponibili si sono miracolosamente raddoppiati e così nessuno dei partecipanti è stato scontentato.
Tutti in sella, che c'è posto (pubblico) per tutti. I custodi delle bestie guadagnano 55mila euro a testa all'anno. Uno stipendio niente male, se si considera che il cinquanta per cento di questi palafrenieri, in realtà, di tutto si occupa tranne che dei cavalli. Almeno venti, negli ultimi anni, hanno accusato limitazioni fisiche e psichiche, che non li rendono assolutamente idonei al contatto con gli animali. Così, la direzione ha deciso di metterli al trotto nei più tranquilli ranghi di addetti alla portineria e al centralino. Sono cambiate le funzioni, ma non l'assegno mensile. Ovviamente.
E con loro, si sono spostati pure i cavalli: dalla sede principale di Catania, gli ottanta purosangue sono stati trasferiti in provincia, nel più grande ranch di Scordia, dove vengono accuditi e coccolati, in un parco da mille e una notte, da quel che resta dei ranger etnei. L'Istituto di incremento ippico conta anche un direttore generale (costo 60mila euro all'anno) e un Consiglio di amministrazione (4mila euro lordi al mese, più eventuali rimborsi). Nato nel 1888 come «Regio deposito cavalli», nel 1960 – come ha scoperto il mensile S-Live Sicilia – passa sotto il controllo della Regione, che gli affida il delicato compito di custodire le preziose linee di sangue equino degli stalloni isolani.

Una spesa assai poco comprensibile, in questi tempi di austerità. Eppure assolutamente in linea con la più classica politica regionale. Una filosofia di gestione amministrativa storicamente spendacciona, ma diventata ormai bulimica sotto il governatorato di Raffaele Lombardo, il presidente dimissionario. In quattro anni e mezzo, la Regione da lui cavalcata al galoppo ha distribuito 900 incarichi esterni per un totale di otto milioni e mezzo di euro. Ciò significa che, in media ogni due giorni, sabato, domenica e festivi compresi, gli uffici regionali hanno affidato consulenze e prebende. Nemmeno l'approssimarsi del voto amministrativo per la scelta di un nuovo presidente della Regione ha frenato don Raffaele.
L'ultima trovata ha qualcosa di strepitoso: ha nominato il nuovo direttore generale del parco dei Monti Sicani, il farmacista Gioacchino Marsala, suo fedelissimo, otto giorni prima dell'istituzione ufficiale dello stesso ente. Nonostante sia stato inabissato dalla sua maggioranza, Lombardo sta comunque cercando di mantenersi in quota. Ha incaricato l'Irfis FinSicilia di verificare la possibilità, per la Regione, di entrare nel capitale sociale di Aerolinee siciliane, la nuova società che nascerà sulla ceneri di Windjet.

Ovviamente, che questa operazione in grande stile avvenga a pochi giorni dal 28 ottobre, quando si tornerà alle urne, è solo una curiosa coincidenza. L'andazzo siciliano non è comunque passato inosservato dalle parti dei pm, tant'è che sull'onda dello scandalo Fiorito, anche la Procura di Palermo ha deciso di aprire un fascicolo d'inchiesta sulle modalità (allegre) di gestione dei soldi pubblici nel parlamentino regionale. Dove tutto è esagerato: i consiglieri si fanno chiamare «onorevoli» e arrivano a guadagnare qualcosa come 15mila euro al mese tra stipendio base e indennità complementari. L'Assemblea regionale siciliana, peraltro, ha un budget assolutamente da brividi: 170 milioni di euro all'anno. E distribuisce ai gruppi consiliari 12 milioni e mezzo di euro, la somma più alta dell'intero Paese.

In Sicilia tutto dev'essere al top: anche le divise dei 160 commessi del Consiglio costati appena 360mila euro, roba da haute couture, da passerella alla moda al Royal Ascot, nella contea del Berkshire, sede della corsa di cavalli più famosa ed elegante al mondo.

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