Il fondo taglia-imposte è una scatola vuota Niente sconti sulla casa

RomaLa commissione Bilancio della Camera approva una «scatola vuota» - e che probabilmente mai sarà riempita - chiamandola Fondo per la riduzione del cuneo fiscale.
Il governo ci ha messo dentro qualche spicciolo: 8 milioni di euro. La scatola dovrebbe essere colmata con i risparmi di spesa provenienti dalla spending review, con le entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale e dal rientro dei capitali esportati illegalmente. Ma nessuno sa quanto arriverà da queste tre voci. In ogni caso, le eventuali risorse saranno impiegate nell'anno successivo a quello del loro accertamento, quindi non prima del 2015. E comunque verrà data la precedenza agli obiettivi di finanza pubblica e alle spese insopprimibili: dunque se quei soldi servono per pagare le missioni di pace all'estero, o per aggiustare il deficit, al taglio del cuneo fiscale restano le frattaglie.
La delusione nel mondo del lavoro è palpabile. Sulla legge di Stabilità, commenta il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi, sono «scettico e pessimista». Persino la povera segretaria della Cgil Susanna Camusso, che ieri mattina ha incontrato il premier Enrico Letta con gli altri leader sindacali, deve ammettere: «Temo che si tratti di un fondo poco significativo e consistente». I supposti tagli d'imposta saranno destinati a imprese e dipendenti, ma anche a lavoratori autonomi e pensionati.
Né le cose vanno meglio sulla casa. Lunedì sera in commissione Bilancio si era fatta strada l'ipotesi di limitare all'1 per mille l'aliquota della Tasi, la nuova tassa sugli immobili. Niente da fare, la «Tasi light» resta nel mondo dei sogni, e l'aliquota ritorna al 2,5 per mille nel 2014. L'aliquota massima per gli immobili rurali strumentali è fissata all'1 per mille. Confermato lo slittamento al 24 gennaio per il pagamento della «mini-Imu». Ai Comuni vengono dati 500 milioni di euro per provvedere alle detrazioni sulla Tasi. Aumenta da 10 a 14 mila euro il tetto dell'imposta di bollo sui conti titoli pagati dalle società.
Intanto, nel decreto Bankitalia in esame al Senato, spunta un emendamento Pd e Scelta civica che prevede un condono edilizio sulle «unità immobiliari ad uso abitativo e commerciale realizzate da privati in aree demaniali fino a tutto il 2012». I senatori grillini attaccano: «Qui si fa cassa con l'illegalità».
Alcune «premure» sono poi riservate ai residenti nella capitale: Roma potrà aumentare l'addizionale comunale Irpef. L'amministrazione capitolina dovrà impegnarsi a vendere quote azionarie dell'Acea (la società energetica della capitale, quotata in Borsa), pur mantenendone il controllo.
Giorno dopo giorno, la legge di Stabilità assomiglia sempre più alle peggiori finanziarie degli anni 70. Qualche esempio alla rinfusa. Arrivano 100 milioni alla società Eur spa per pagare i debiti, e solo 10 milioni al Fondo destinato alle derrate alimentari per i più poveri. Viene stabilito un limite di 303mila euro l'anno per il cumulo fra pensione e reddito da incarico pubblico, ma «fatti salvi i contratti in corso sino alla loro naturale scadenza». Dunque, il nuovo tetto varrà solo in futuro. Non parliamo poi di quelle che Guido Crosetto (FdI), definisce «marchette territoriali», come i 126 milioni per i lavoratori «socialmente utili» a Napoli, Palermo e in Calabria.

Per fortuna, il governo ha rinunciato almeno ad aumentare da 3 a 5 i commissari della Consob. Matteo Renzi chiede che non si vada avanti neppure con la «Google tax».
Oggi il testo va in aula alla Camera. Verrà sostituito dal solito maxi-emendamento su cui il governo porrà la fiducia.

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