
"Si vis pacem, para bellum". Durante le varie repliche ai gruppi parlamentari tenute all'interno dell'Aula del Senato, in seguito alla discussione generale sulle comunicazioni della presidente del Consiglio in vista del prossimo Consiglio europeo del 26 e 26 giugno, Giorgia Meloni ha pronunciato proprio questa locuzione latina per motivare la scelta di volere rafforzare la costruzione di sistemi di sicurezza solidi comuni. Questa è stata la frase testuale della premier: "Sul tema del riarmo si diceva che è stato alla base dell'inizio della guerra, io su questo la penso come i romani 'si vis pacem, para bellum'. Quando ti doti di una difesa non lo fai perché vuoi attaccare qualcuno, noi sappiamo che la pace è deterrenza, lo condividiamo - ha affermato Meloni -. Anzi, piuttosto se si hanno dei sistemi di sicurezza e di difesa solidi si possono più facilmente evitare dei conflitti".
La spiegazione storica della frase di Meloni
Utilizzata specialmente per confermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi,la frase latina "Si vis pacem, para bellum" possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace. La sua primogenitura appartiene, con tutta probabilità, a un passo delle Leggi di Platone. Tuttavia, la formulazione in uso ancora oggi sarebbe ricavata dalla seguente citazione: "Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum". Letteralmente, significa "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". Si tratta di una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, un'opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione "Paritur pax bello" - che vale a dire "la pace si ottiene con la guerra" - e soprattutto da Cicerone con la celebre "Si pace frui volumus, bellum gerendum est" (Philippicae, VII, 6,19), tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra". Questo fu uno dei discorso che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio. Andando più in là con gli anni, questo motto verrà messo a corredo della stampa che celebrebrerà l'incontro avvenuto a San Pietroburgo nel 1898 tra lo zar Nicola II e il presidente francese Félix Faure che darà vita a un'alleanza franco-russa che però non eviterà (ammesso che questo fosse lo scopo) lo scoppio della Prima guerra mondiale, che verrà solamente ritardata di pochi anni.
La replica di Schlein
A rispondere a distanza alla locuzione usata Meloni questa mattina a Palazzo Madama è stata poi Elly Schlein. La segretaria del Partito Democratico, sui propri social network, ha dichiarato che "preparare la guerra è il contrario di quello che serve e vuole l'Italia. Il nostro Paese deve impegnarsi per costruire la pace, per la risoluzione pacifica dei conflitti attraverso il dialogo e il multilateralismo - dice l'ex europarlamentare -. Tutto ciò che ci ha consentito di vivere senza guerra dalla caduta del nazifascismo.
Io la penso come i Costituenti che nella Carta Costituzionale hanno scritto che 'l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali' - ha concluso -. Alla presidente del Consiglio dico, se vogliamo la pace, prepariamo la pace".