Fratelli d'Italia delusi: la destra nemica della Ue non arriva a Strasburgo

Fratelli d'Italia delusi: la destra nemica della Ue non arriva a Strasburgo

Hanno incartato con il Tricolore i monumenti d'Italia, hanno organizzato flash-mob nelle piazze per far conoscere lo slogan «Io voto italiano», messo in piedi uno sbarco simbolico a Catania di disoccupati, anziani e pensionati italiani, stretto un patto con Marine Le Pen (sia pure in competizione con la Lega, in una gara a rivendicare il ruolo di primo partner sul suolo italico della paladina della destra francese), giocato la carta anti-euro su tutti i tavoli comunicativi a disposizione.
Una campagna elettorale aggressiva, fortemente centrata sul volto giovane di Giorgia Meloni, con un atteggiamento costantemente votato all'attacco che ha consentito a Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, almeno stando alle prime proiezioni, di ampliare il proprio orizzonte e il proprio bacino di consensi passando dall'1,96% delle Politiche dello scorso febbraio al 3,4% delle Europee, con un aumento di un punto e mezzo percentuale. Una quota di consensi, secondo i dirigenti del partito impegnato a raccogliere il testimone e l'eredità di An, che rappresenta una base tale da consentire la prosecuzione di un cammino politico altrimenti messo a rischio da un risultato simile o di poco superiore rispetto a quello di quindici mesi fa. Certo il sogno della start-up meloniana sarebbe stato quello di riuscire ad attaccare molto più e molto meglio la grande piattaforma del voto di protesta. Ma evidentemente Fratelli d'Italia ha dovuto condividere quella torta politico-elettorale con troppi soggetti ed è riuscito solo in parte ad acquisire credibilità presso gli scontenti e i pasdaran dell'antipolitica.
La giornata degli esponenti di Fdi si sviluppa in una costante altalena di emozioni. Nel pomeriggio si accende improvvisamente la speranza quando iniziano ad affluire i dati della irresistibile ascesa del Front National di Marine Le Pen, giunto per primo al traguardo del voto francese grazie a consensi quadruplicati rispetto alle precedenti Europee con un «salto» dal 6,34% del 2009 al 24,4% odierno. Ci si augura un effetto trascinamento, si cerca di intravedere all'orizzonte il segnale di una valanga anti-euro simile a quella dei cugini transalpini, si sogna un risultato che possa ribaltare i sondaggi di queste settimane, sondaggi che raramente hanno assegnato a Fratelli d'Italia un risultato superiore alla fatidica soglia del 4%. Giorgia Meloni prova a stemperare la tensione accompagnando la nonna al seggio, scherza al telefono con i candidati, si gode la prima giornata romana di riposo. Poi in serata analizza un risultato che lascia accese le speranze di un recupero nella notte.
Certo per Fratelli d'Italia resta il rammarico di non essere riuscito a ricomporre la diaspora di tutte le famiglie un tempo riunite in Alleanza nazionale. Al progetto promosso da Giorgia Meloni e Ignazio La Russa hanno aderito via, via nel tempo Gianni Alemanno, candidato vicecapolista per Fdi-An nel Mezzogiorno, l'ex vice-presidente di Fli Italo Bocchino, liberali come Guido Crosetto e cattolici come Magdi Allam, tutti uniti in una battaglia per lo smantellamento «ragionato» dell'Eurozona.

Un posizionamento evidentemente entrato in diretta concorrenza con quello della Lega che è sicuramente partita in anticipo e ha acquisito una credibilità superiore su questi temi, costringendo FdI a una rincorsa. Un risultato che nelle parole di Fabio Rampelli rappresenta «un mezzo successo e una piccola delusione» perché «siamo in crescita rispetto alle Politiche ma avevamo anche l'obiettivo di superare il 4%».

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