Interni

Il fronte anti-Severino c'è, ma per ora sta in silenzio

Critiche da Pd, Lega, Fdi e Terzo Polo. Nessuno si espone per non provocare i giustizialisti

Il fronte anti-Severino c'è, ma per ora sta in silenzio

Tutti «smemorati». Nessuno vuole la legge Severino, la norma introdotta nel 2012 sull'onda della furia giustizialista, che disciplina i casi di incandidabilità e ineleggibilità dei politici. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo per paura di ritorsioni da parte dello stesso circuito giustizialista. Pd, Lega, Radicali, Fdi, Terzo Polo. Chi con più coraggio, chi con meno: tutti in questi anni hanno chiesto con proposte di legge e annunci la modifica o la cancellazione della Severino. Addirittura la sua ispiratrice, l'ex ministro della Giustizia Paola Severino, in un'intervista a Repubblica nel 2022 imboccava la retromarcia: «Legittimo modificare la mia legge». Forza Italia sta limando la proposta di legge, da depositare nelle prossime ore, per spazzare via la legge Severino. È un'iniziativa che trova l'appoggio pieno del ministro della Giustizia Carlo Nordio che appena insediato ha manifestato la volontà di rivedere quella norma che ha falcidiato amministratori e politici, poi assolti nei tre gradi di giudizio. Eppure la proposta azzurra è stata accolta con freddezza da alleati e opposizioni. Strano. Anzi, stranissimo. La proposta Fi dovrebbe raccogliere consenso immediato ed unanime. In Parlamento, tra Camera e Senato, dormono almeno 4 proposte di legge (Lega, Radicali, Pd) per modificare o abolire del tutto la Severino. Il Pd, che ora resta in silenzio, è stato tra i più accaniti avversari della norma. Ad inizio legislatura ha depositato due proposte di legge per modificare la Severino. La prima propone una nuova versione nella parte che riguarda la sospensione dei sindaci dopo il primo grado di giudizio. La seconda, invece, vuole intervenire sulla responsabilità politica, amministrativa ed erariale dei sindaci per i reati omissivi impropri. Le due proposte sono state presentate in una pompa magna con i capigruppo di Camera e Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi e con i senatori dem Anna Rossomando e Dario Parrini. La Lega oggi dribbla il dossier. Ma nella passata legislatura il Carroccio ha sostenuto il referendum che tra i quesiti ne prevedeva uno che puntava all'azzeramento della Severino. Se avesse vinto il sì ci sarebbe stato il ritorno alla vecchia norma che affida ai giudici la facoltà di scegliere eventuali caso di incandidabilità o ineleggibilità. Fratelli d'Italia frena. Il partito del premier Meloni non ne vuole una cancellazione totale ma una modifica nella parte della parte in cui non è prevista l'equiparazione di trattamento tra amministratori locali e parlamentari. La sospensione o decadenza deve scattare solo in caso di condanna definitiva e non dopo il primo grado di giudizio, è la tesi dei meloniani. Anche il Terzo Polo (che ora non fiata) era per l'addio alla Severino. Mara Carfagna commentava qualche anno fa: «Dobbiamo dare credito ai dubbi sulla Severino».

Ora tutti silenziosi e smemorati.

Commenti