Che cosa ha spinto il magistrato Antonio Esposito a cambiare ufficio, passando dalla pretura della soleggiata Sapri al severo «Palazzaccio», sede della Corte di Cassazione, con vista sul Tevere? In questi giorni abbiamo raccontato della sua lunghissima permanenza nella cittadina tirrenica (prima come pretore di Sapri poi come pretore dirigente di Sala Consilina), iniziata all'alba degli anni '70, dopo il trasferimento dalla vicina Scalea, e terminata dopo 25 anni con lo sbarco nella Capitale.
La cronistoria del trasloco può cominciare in un giorno di primavera di 22 anni fa. Precisamente il 7 maggio del 1991, quando il Csm avvia la procedura di trasferimento d'ufficio dopo aver ricevuto un esposto firmato da un avvocato di Sapri, Francesco Vallone. Esposito era già uscito indenne da due procedimenti analoghi nel 1981 e nel 1990. Anche questa volta evoca un complotto. Ma i tempi della decisione non sono proprio rapidissimi. Ci vogliono più di 16 mesi prima che al pretore Esposito arrivi, il 26 settembre del 1992, la comunicazione del capo di incolpazione. Solo il 24 febbraio del 1994, dopo altri 17 mesi, la prima commissione di Palazzo dei Marescialli approva, a maggioranza, il provvedimento di trasferimento. Che, come raccontato ieri, dettagliando il verbale della seduta, viene approvato dal plenum del Csm il 7 aprile dello stesso anno. Il dibattito, come abbiamo già raccontato, è vivace, si discute su tutto, il consigliere Alfonso Amatucci che riferisce di nuovi «episodi» si trova al centro di critiche da parte di altri colleghi, si propongono emendamenti per eliminare l'esplicitazione dell'assegnazione «a organi giudicanti non monocratici», ma anche per modificare l'interesse «indiretto» che Esposito avrebbe avuto nella scuola Ispi con un più ficcante «interessamento all'attività» dell'istituto di formazione da parte del magistrato. Alla fine si vota, e il trasferimento è approvato con 3 consiglieri di maggioranza (14 a 11, e 4 astenuti). E le «nuove» accuse di Amatucci spingono il Csm a stabilire la trasmissione degli atti ai titolari dell'azione penale in relazione «a fatti nuovi emersi su possibili strumentalizzazioni della giurisdizione» da parte di Esposito, come racconta un lancio dell'Ansa il giorno dopo.
Il 26 aprile è la III commissione del Csm, presieduta da Amatucci, che propone per Esposito il trasferimento alla Corte d'Appello di Napoli. Il plenum approva, e il 26 giugno successivo arriva il decreto ministeriale di trasferimento. Esposito, però, resiste. Da un lato cita per danni Amatucci, un altro consigliere, l'avvocato e un involontario «testimone» considerandoli responsabili dei «danni incalcolabili» subiti dal trasferimento, ma il tribunale gli dà torto. Dall'altro ricorre alla giustizia amministrativa. Il Tar del Lazio il 19 ottobre sospende cautelativamente il decreto, e il provvedimento di sospensione viene confermato dal Consiglio di Stato il 28 febbraio del 1995.
Esposito, dopo il pronunciamento del Csm e nonostante il decreto firmato dal Guardasigilli Alfredo Biondi, resta dunque lì, tra Sapri e Sala Consilina. Tanto che a luglio dispone il sequestro del porto di Sapri per mancanze nelle concessioni demaniali. Ma poco dopo fa richiesta di trasferimento. Quando, esattamente? Un riferimento cronologico al trasloco emerge da un altro lancio dell'Ansa che, il 15 luglio del 1996, racconta delle carenze d'organico lamentate dalla pretura di Sala Consilina: «Dallo scorso anno manca ancora il pretore dirigente - spiega l'agenzia - dopo che l'ex titolare, Antonio Esposito, è stato trasferito in Cassazione». Dunque la scelta cade sul Palazzaccio, dove da qualche anno il fratello, Vitaliano, apprezzato e importante magistrato, era sostituto procuratore generale, e dove Antonio poteva sbarcare avendo già il «grado» di consigliere di Cassazione. In seguito, apprendiamo ora dallo stesso magistrato nella sua lettera di precisazione, il Tar del Lazio avrebbe «posto nel nulla» il trasferimento d'ufficio di Esposito. Che però, di suo, nel frattempo aveva già cambiato sede. A Sapri ora torna in vacanza. E a Sapri c'è ancora la sede «nazionale» dell'Ispi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.