BellunoLa giornata ideale per sciare nel paradiso del monte Cristallo, a Cortina d'Ampezzo. Un metro e mezzo di neve fresca, il sole che fa capolino, la tentazione di lasciarsi trascinare dalla natura e dall'ebbrezza della velocità. Per due scialpinisti altoatesini, Martin e Bernhard Messner, cugini, rispettivamente di 54 e 41 anni, quella tentazione è stata fatale. In tutto erano in tre. Alle 14 la montagna incantevole si è spaccata ed è diventata un inferno bianco. Intorno ai tremila metri si è staccata una valanga dal fronte enorme e ha travolto tutto quello che si è trovata davanti. Sotto le Creste Bianche, dove c'è stata la frattura assassina, non ci sono normali piste da discesa. Ma gli amanti dello sci sfruttano il mare di neve fresca a disposizione per le serpentine a stile libero. I due altoatesini si sono trovati in mezzo alla valanga, travolti senza scampo.
L'allarme è stato dato immediatamente. Qui i soccorsi sono efficienti e poco dopo l'incidente era già sul posto l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore, con tanto di medico rianimatore, tecnico del soccorso alpino e unità cinofila. Non c'è stato nulla da fare. Con i due c'era anche il figlio di Bernhard Messner, che è stato sfiorato dalla valanga ed è rimasto bloccato nella neve.
I primi ad avviare le ricerche sono stati nove norvegesi che, con la loro guida, non erano molto lontani dal luogo dell'incidente. Si può discutere sulla scelta di andare a sciare nonostante il rischio di caduta valanghe fosse indicato a quota 3 su un massimo di 5, ma non c'è alcun dubbio che i due altoatesini fossero molto preparati ed equipaggiati a dovere. Tanto è vero che i soccorritori non ci hanno messo molto a individuarli grazie agli Arva (Apparecchi di ricerca in valanga) che indossavano: si tratta di una sorta «segnale» che viene indossata dagli escursionisti più avveduti. I due corpi sono stati trovati a circa 300 metri di distanza l'uno dall'altro, rispettivamente sotto uno e due metri di neve. Il lavoro degli operatori del soccorso alpino non è stato facile. «La valanga - spiegano al soccorso alpino - aveva 200 metri di fronte per un chilometro di lunghezza. L'abbiamo bonificata per escludere la presenza di altri sciatori».
Nell'ultima settimana il bilancio di morte della montagna bellunese è tragico: quattro morti. Domenica scorsa aveva perso la vita il 51enne cadorino Luciano Mazzier, mentre martedì un'altra valanga aveva travolto e ucciso uno scialpinista bavarese di trent'anni mentre stava facendo fuoripista con uno snowboard nella zona di Porta Vescovo, ad Arabba. Ed è proprio la questione del fuoripista che fa discutere gli esperti. La neve fresca regala grandi emozioni agli appassionati ma, prima di lanciarsi lungo quelle discese incantevoli, bisognerebbe tenere presenti i rischi evidenziati dalle rilevazioni quotidiane effettuate dai centri specializzati della zona. «Negli ultimi 10 giorni - spiega Renato Zasso, uno dei tecnici dell'Arpav -, in quota è caduta una grande quantità di neve fresca, dal metro al metro e 40. Il problema è la differenza coesione tra questa neve e quella vecchia sottostante. C'è una situazione ingannevole, perché in superficie la neve è bella soffice e invita a sciare, mentre sotto c'è instabilità».
È per questo che nello scorso week end l'indice di pericolo valanghe belle zone più esposte era arrivato a quota 4, quasi al massimo. Ieri, come detto, era a tre. «Impedire alla gente di andare a sciare non si può - conclude Zasso - ma chi lo fa dovrebbe prima valutare questi bollettini».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.