Il futuro del Carroccio? I troppi insuccessi allontanano gli elettori

La lettera di Stefano Galli: "La Lega non morirà finché ci sarà il Nord". La replica di Feltri: i lumbard sono ridotti a un movimento dove gruppi contrapposti si contendono il comando

Il futuro del Carroccio? I troppi insuccessi allontanano gli elettori

Caro Professore,

nemmeno io sono un esponente della Lega e neppure uno studioso di storia della politica, a differenza di te. Mi limito a osservare la realtà e a interpre­tarla, e talvolta ci azzecco. La tua analisi sulle ragioni fondanti del mo­vimento nordista è perfetta. An­che se volessi cercare il pelo nel­l’uovo, non lo troverei. Tra l’altro, negli anni Ottanta, sono stato fra i primi in Italia ad accorgermi del fenomeno Umberto Bossi e a non sottovalutarlo. Il successo del mio Indipendente, all’epoca, non fu casuale. Lo ricordo non so­lo per darmi delle arie, ma per di­mostrare che la materia non mi è estranea.

Il pezzo da me firmato lunedì sul rischio che il Carroccio perda una ruota o due non è una profe­zia di sventura, bensì un invito a riflettere: la Lega è ancora in gra­do di soddisfare il proprio elettorato? Siamo sicuri che non l’ab­bia deluso? Non è forse vero che all’interno di essa si sono create troppe anime, nessuna delle qua­li rispettosa dello spirito padano originario? Sono d’accordo: esi­ste un problema settentrionale, ma le camicie verdi, i loro dirigen­ti, non sono stati capaci di risol­verlo. Ci hanno provato, questo sì. Peccato che siano riuscite solo a far approvare uno straccetto di federalismo, per nulla somiglian­te al modello ispiratore, quello svizzero.

Nel popolo leghista serpeggia la frustrazione. Resiste la speranza, ma è sempre più tenue. Qualcu­no comincia a dubitare della te­nuta e della lucidità di Bossi, il cui tentativo di introdurre nel partito il diritto dinastico alla successio­ne ( la vicenda Trota) ha provoca­t­o imbarazzo o addirittura disgu­sto. Ora poi c’è puzzo di mazzette in Regione Lombardia. Cresce un certo nervosismo. L’alleanza con Silvio Berlusconi è stata utile per portare uomini di Alberto da Giussano al governo, e alcuni di essi si sono rivelati all’altezza: Roberto Maroni, per citarne uno. Tuttavia, sul piano concreto, la lo­ro lunga permanenza a Roma non ha fornito risultati apprezza­bili per l’economia del Nord.

Ripeto: il federalismo è lettera morta.È rispuntata l’idea della secessione, molto suggestiva, ma ir­realizzabile a breve e medio ter­mine. Qualora si svolgesse un re­ferendum, chi avrebbe facoltà di votare? Si tenga conto che dalle nostre parti abbondano i meridio­nali, o figli di meridionali, e i sim­patizzanti della sinistra, cioè gen­te contraria alla nascita della Pa­dania libera. Nelle urne non è det­to che i «sì» prevarrebbero sui «no». Una rivoluzione armata? Improbabile.

Cosa rimane della Lega se non gruppi contrapposti e litigiosi che si contendono la guida del movimento? Un partito fiaccato dall’insuccesso, lo stesso insuc­cesso che accomuna tutti i parti­ti, il cui gradimento popolare è scaduto - sondaggi alla mano - a percentuali omeopatiche. L’uni­co leghista ad avere capito l’anti­fona è Flavio Tosi, sindaco uscen­te - e potenzialmente rientrante ­di Verona. Il quale ha preparato una lista personale, staccata dal Carroccio e dal Pdl, allo scopo di segnalare agli elettori di non esse­re a rimorchio di alcuna forza po­litica. Il solo sospetto che un can­didato sindaco possa avere ag­ganci con i vituperati partiti sarebbe garanzia di fallimento. In altri termini: se i partiti hanno nauseato i cittadini, la Lega, che è la forza più vecchia del Parlamen­to, non può fare eccezione. Tosi lo ha fiutato perché è lungimiran­te.

Ricapitolando. Il pericolo che Bossi & soci, non comprendendo la crisi del sistema partitico, se­guitino a calcare le orme dei dino­sauri, anziché rinnovarsi, c’è, ec­come se c’è. Forse non si tratte­rebbe di suicidio, ma di rapida estinzione.

Ciò non significhereb­be svaporamento delle istanze nordiste, queste sì immortali. Ma la fine della sola organizzazione all’altezza di sollecitarne l’accoglimento.

Nell’eventualità gli elettori leghi­sti continuerebbero a essere nu­merosi, ma sarebbero orfani. Va­le la pena di cambiare registro.

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