Cento milioni di dollari sotto forma di crediti iTunes da spendere nell'Apple store, oppure in contanti per chi ha diritto ad un risarcimento superiore ai 30 dollari.
È così che Apple risarcirà i genitori dei bambini che, questa la tesi sostenuta dall'accusa, sarebbero stati spinti in modo ingannevole dall'azienda di Cupertino ad acquistare giochi sull'iPhone e sull'iPad.
Come? Grazie al fatto che alcune applicazioni gratuite facevano scattare degli upgrade a pagamento, che venivano però attivati senza la richiesta di ulteriori codici di sicurezza.
I genitori dei bambini hanno puntato il dito contro l'assenza di adeguati controlli a loro disposizione per prevenire quegli acquisti poco oculati e spesso non consapevoli da parte dei piccoli.
Molti dei giochi gratuiti parecchio diffusi, secondo i genitori che due anni fa misero in piedi la class action contro il colosso di Cupertino (partita da cinque famiglie californiane) avrebbero svolto una vera e propria funzione di «esca», con l'obiettivo di spingere i ragazzini a scaricare anche le applicazioni aggiuntive. Queste sì, a pagamento, e acquistabili senza la necessità di alcuna autorizzazione da parte. È il meccanismo delle app «freemium»: di base sono gratuite, ma poi sono accompagnate da aggiornamenti che invece si pagano eccome. E, in questo caso, il giochetto era presto fatto: sufficiente dire di sì alla finestra che spunta durante il gioco per attivare il download dell'aggiornamento, senza che venga richiesta nessuna nuova password. Celebre soprattutto il caso del gioco «Il villaggio dei puffi»: all'inizio di ogni partita invitava i piccoli ad acquistare nuovi oggetti digitali. Tipo il barile di «puffbacche». Costo: 99 dollari. E con un solo click la spesa veniva direttamente fatturata sul conto iTunes e sulla carta di credito associata al dispositivo iPad o iPhone.
Tecnicamente si chiamano acquisti in-app. Roba che, ad alcune non proprio attentissime famiglie americane, è arrivata a costare fino a oltre cento dollari alla volta.
Già nell'aprile dello scorso anno, dopo essere stata chiamata in giudizio dal gruppo di mamme infuriate, la Apple era corsa ai ripari, facendo inserire un'opzione a disposizione degli utenti con la quale è possibile disattivare completamente qualunque tipo di acquisto nel corso dei games. Ma i genitori vittime dell'upgrade selvaggio - e salatissimo - da parte dei pargoli nativi digitali non si sono accontentati e hanno voluto il risarcimento. Partendo dal presupposto che i piccoli hanno comprato senza essere consapevoli, e che di questa «buona fede» qualcuno ha approfittato.
Ieri Apple, alla vigilia del dibattimento in aula, ha deciso di patteggiare.
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