Una storia drammatica e commuovente. Che ieri Il Corriere del Veneto ha ripercorso nei dettagli. Da quel 10 novembre non pensa ad altro. Ogni giorno sul suo profilo di Facebook, come un orologio svizzero, pubblica un lungo testo in cui ricorda la storia di suo figlio Leonardo. Ogni mese, proprio quando arriva il giorno 10 «e sarò lì anche a settembre, il 12, quando inizierà l'anno scolastico» si presenta davanti a un liceo del Veneziano, quello dove insegnava suo figlio, con un grande cartellone: Leonardo, in quella foto, è seduto sulla cattedra, la testa appoggiata a una mano, un sorriso controllato sulle labbra. «Per lui insegnare era tutto», dice commosso Pierluigi Pasqualetto. Con la pioggia, il vento, la neve, il caldo e il freddo, Pasqualetto ogni 10 del mese è davanti alla scuola, con una cartellina trasparente piena di foto del figlio. E ne consegna una a chiunque, studenti o genitori, mettendo la firma su un blocknotes che ogni volta porta con sè: «È un modo per ricordarlo e onorarlo».
Era il 10 novembre scorso. Leonardo Pasqualetto era un po' in ritardo, aveva trovato traffico per strada. Quando è entrato nella classe terza, ecco materializzarsi quello che da qualche giorno forse si aspettava, sicuramente temeva: da un lato, in piedi, la vicepreside della scuola e tutti gli studenti, meno una; dall'altra parte, la ragazza 16enne con cui il «prof» aveva una relazione sentimentale, del tutto consenziente, da un paio di mesi. Una relazione che nei corridoi della scuola girava già da alcuni giorni, con lo scandalo, i sorrisetti e le battutine che si possono immaginare: e che alla fine si è trasformata in tragedia. Tutto è successo in pochi minuti: le accuse, la chiamata della preside, il rientro in classe per prendere la borsa, l'addio alla classe. E poi quello alla vita con la corsa a casa, la ricerca di una corda di quei cavalli che dopo l'insegnamento erano la sua grande passione, il nodo, le gambe a penzoloni, appena un'ora e mezza dopo.
«Mio figlio è morto sul lavoro - grida Pierluigi Pasqualetto, nella sua denuncia raccolta dal Corriere del Veneto -. Non potevo credere a quello che è successo. Leonardo era felice, avevamo appena finito di costruire le scuderie per i suoi cavalli, aveva toccato il cielo con un dito». Pian piano la storia è venuta fuori, anche grazie ad alcuni studenti e ai loro genitori.
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