Politica

Giustizialista per la cadrega

Matteo Renzi si è addirittura impegnato in una vertiginosa giravolta pur di ottenere uno smisurato consenso nel Pd

Giustizialista per la cadrega

Cosa non si fa per la cadrega. Matteo Renzi si è addirittura impegnato in una vertiginosa giravolta pur di ottenere uno smisurato consenso nel Pd, grazie al quale ormai è sicuro di diventare segretario del partito e, successivamente, se tutto filerà liscio, candidato premier. Spieghiamo di quale giravolta spettacolare si tratta. Fino a qualche giorno fa, il giovin sindaco di Firenze si era distinto dagli altri dirigenti democrat per la sua opinione - gridata ai quattro venti - sull'avversario Silvio Berlusconi, al quale tempo fa fece anche una visita di cortesia, come si conviene a un gentiluomo. Renzi in sostanza predicava con parole convincenti la necessità di combattere lo strapotere del Cavaliere con armi politiche, trascurando quelle giudiziarie tanto amate e tanto usate (per vent'anni) dagli ex comunisti e dagli ex democristiani di sinistra.

Egli dimostrava la sua diversità, assai gradita anche nel centrodestra, aggiungendo che il pensionamento del fondatore di Forza Italia e del Pdl era sì auspicabile, ma che esso doveva essere decretato dalle urne e non dai tribunali. Proprio un bel discorso, assai apprezzato dai berlusconiani, ma respinto in toto dagli antiberlusconiani per interessi di bottega. La stragrande maggioranza del Pd infatti considerava e considera folle non approfittare della sentenza della Cassazione allo scopo di liberarsi di colui, il Cavaliere, che ha impedito per lustri il trionfo progressista.
Davanti a questa realtà, Renzi, cui evidentemente non manca uno spiccato senso dell'opportunismo, si è subito adeguato accantonando i nobili intenti del passato. Si è affrettato a dire a una platea entusiasta quello che essa desiderava sentirsi dire in cambio di applausi e ovazioni: Berlusconi è stato condannato, quindi si tolga in fretta dai piedi e ci lasci lavorare in pace. Ma non era necessario sconfiggerlo alle urne, col voto? Questa domandina facile facile non è stata rivolta da nessuno al voltagabbana colto in flagranza. Il quale pertanto, oltre ai battimani della base, ha raccolto anche l'approvazione di quelli che aveva minacciato di rottamare e che oggi, con sua somma soddisfazione, gli si sono schierati a fianco nella speranza di splendere presto con lui nel firmamento della politica.

Il buon Matteo si è rivelato: quando ha una buona idea, se gli conviene, la cambia. Cosicché l'ha cambiata guadagnandosi la simpatia dei compagni che fino a un minuto prima lo avevano in antipatia. Una porcata, non un miracolo, utile tuttavia per garantire all'aspirante leader un appoggio decisivo per arrampicarsi al vertice del partito. Se ci sarà un congresso, lui lo vincerà a mani basse. Dopo di che obbligherà Enrico Letta a sloggiare da Palazzo Chigi e si insedierà al posto suo. Fine della commedia dell'arte. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco e non è detto che quella di Renzi sia destinata ad averlo. Se per caso Berlusconi, di riffe o di raffe, ce la facesse a far sciogliere in autunno il Parlamento e a mandare gli italiani a elezioni anticipate, ne vedremmo delle belle. Una lotta all'ultimo sangue tra i due pesi massimi della comunicazione.

L'esito della quale sarebbe incerto sino all'ultima scheda.

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