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"Giusto separare le carriere anche se lo propone Nordio"

L’ex ministro Cesare Salvi: "Sempre stato favorevole, doveroso essere di sinistra e garantisti. Sono d’accordo pure sul Ponte"

"Giusto separare le carriere anche se lo propone Nordio"
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Cesare Salvi è un giurista, un avvocato, un ex ministro, ex parlamentare per più di 15 anni, e per vent'anni è stato un militante del partito comunista, fino allo scioglimento del Pci.

Professore, come voterà al referendum per la separazione delle carriere dei magistrati?

«Voterò sì, perché sono sempre stato favorevole alla separazione delle carriere e non vedo perché dovrei cambiare idea. Vorrei chiarire un punto. Ci sono due versioni nella separazione delle carriere. Una hard e una soft».

Me le spieghi.

«La versione hard è il piano di Licio Gelli e della P2. Prevedeva che il pm dovesse essere messo sotto il controllo del governo e il giudice dovesse rispondere alle direttive del parlamento. Non va bene».

La versione soft?

«È quella prevista da questa riforma e garantisce l'indipendenza e l'autonomia dei pm e dei giudici. L'ho sempre sostenuta. Non è che cambio idea perché è stata proposta da Nordio. Le confesserò una enormità: Io sono favorevole anche al Ponte sullo Stretto...»

Non ha idee preconcette in politica...

«Già. Forse è la vecchiaia».

Ma le piace questo governo?

«No. Io non voterei mai per questo governo...»

Però questo governo ha approvato una buona riforma?

«Si. Giudichiamola nel merito. Senza spirito di contrapposizione: è coerente con la riforma del codice di procedura firmata da Vassalli, socialista e partigiano, e con l'articolo 101 della Costituzione».

Se ne parlava da anni, del resto, di separazione della carriere...

«È sempre stata battaglia dei radicali. Il tema fu affrontato nella commissione bicamerale, alla fine degli anni '90. Era molto controverso, c'era una campagna di stampa contro la bicamerale presieduta da Massimo D'Alema. L'Espresso si scagliava contro, inventò il termine offensivo Dalemoni, che voleva dire che D'Alema e Berlusconi erano la stessa cosa. Alla fine la Bicamerale saltò e della separazione non se ne parlò più».

Lei è uno di sinistra, è stato anche responsabile giustizia del Pci.

«Da ragazzo...».

Perché secondo lei la sinistra è così contraria al garantismo?

«Beh, la sinistra...mi lasci avere qualche dubbio».

Difficile dire che sia garantista...

«Sia la sinistra che la destra, dai tempi di Mani Pulite, hanno sempre oscillato tra garantismo e giustizialismo. Nel Pci c'era un anima garantista. Penso soprattutto ad Aldo Tortorella. Quando ci fu il referendum per la responsabilità civile dei magistrati, il Pci era contrario alla responsabilità civile. Tortorella riuscì a spostare la posizione iniziale del Pci».

Qual era l'argomento che usò?

«Lui diceva: dobbiamo valutare la giustizia dal punto di vista dei diritti del cittadino, non dal punto di vista del contrasto tra politica e magistratura. Avere un magistrato responsabile è più giusto che non averlo».

Vale lo stesso ragionamento per la separazione?

«Sì. Servono più garanzie per il diritto alla difesa, perché il diritto alla difesa è fondamentale per le fasce più deboli».

Da molti anni la sinistra è alleata con la magistratura, dal tempo del Pci: come è nata questa alleanza?

«Non so se si può parlare proprio di alleanza. Non bisogna trascurare che ci furono soprattutto negli anni '80 degli attacchi contro l'autonomia della magistratura. E questo spinse il Pci a difendere la magistratura».

L'Anm dice che se vince il sì poi il prossimo passo sarà levare l'indipendenza al Pm...

«È un processo alle intenzioni. Se ci sarà il prossimo passo ci opporremo. Ma ora quel passo non c'è».

Possibile essere garantisti e stare a sinistra

«Doveroso».

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