Governo, i saggi già nel caos. Pdl: "Dieci giorni per riferire"

Il Pdl all'attacco: "Larghe intese o voto". Il Pd è critico: "La solizione non è risolutiva". E Grillo: "Badanti della democrazia". Ma Napolitano tira dritto

Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, al termine delle consultazioni
Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, al termine delle consultazioni

Altroi che applausi, altro che calda accoglienza. I saggi nominati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avranno una strada in salita. E, sebbene non abbiano ancora iniziato a lavorare, non si sa quanto lungo sarà il loro cammino. Quel che è certo è che, a partire da domani, si metteranno in pista nonostante la diffidenza crescente di tutte le forze politiche. Mentre i grillini li hanno ridotti al rango di "badanti della democrazia", i democratici fanno sapere che la scelta del capo dello Stato non può essere "sostitutiva del luogo in cui certe decisioni si devono prendere, ovvero il parlamento". Il Pdl, invece, ha concesso loro un tempo massimo di dieci giorni per convincere gli italiani dell'utilità politica.

Il governo Monti, che grazie alla scelta di Napolitano rimane ancora in carica, rischia di sostituirsi all’esigenza di dar vita, dopo le elezioni, a un nuovo esecutivo la cui fiducia dovrebbe essere votata dalla maggioranza del parlamento. Il Pdl è sul piede di guerra. Angelino Alfano ha invitato Napolitano a riprendere immediatamente le consultazioni con le forze politiche: "La casa brucia e non sarebbero comprensibili altri rinvii e dilazioni". D'altra parte il Pdl continua a dare al capo dello Stato due possibilità: o un governo di large intese o nuove elezioni. "Su questo terreno - ha spiegato il pdl Fabrizio Cicchitto - i saggi possono dare delle indicazioni e suggestioni positive ma a loro volta non possono certo sostituirsi né al parlamento neoeletto né, tantomeno, alla necessità di dar vita ad un nuovo governo che è l’unico abilitato ad avere rapporti positivi con il nuovo parlamento, nelle Commissioni e in Assemblea". Insomma, si annuncia tutto in salita il lavoro dei dieci "esperti" che dovrebbero definire proposte operative in materia istituzionale ed economica utilizzabili. Un'assoluta novità istituzionale che ha fatto parlare addirittura di "presidenzialismo di fatto" . Ma alle tre principali forze politiche la soluzione proprio non piace. "Tertium non datur: o nasce un governo politico tra Pd e Pdl, oppure si va ad elezioni", ha commentato Daniela Santanchè (Pdl) accusando apertamente Pier Luigi Bersani di aver trasformato una crisi politica nazionale in una questione del tutto personale, che si alimenta di diatribe tra correnti del Partito democratico.

Il prolungarsi della crisi politica, apertasi con le dimissioni del premier Mario Monti l’8 dicembre 2012, mette a rischio gli interessi dell’Italia. Le elezioni hanno indicato l’accordo fra Pdl e Pd come unico governo possibile". Eppure né Napolitano né Bersani vogliono aprire al centrodestra optando, appunto, per una soluzione che non cambierà i dati del problema. "Occorre rimediare a un grave guasto costituzionale - ha avvertito Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl - il governo in carica per il disbrigo degli affari correnti non ha mai ricevuto la fiducia, in questa legislatura". È, a tutti gli effetti, un non governo. Per Brunetta, infatti, era ragionevole che tale condizione durasse il tempo necessario per superare la crisi: "Non lo è che si protragga oltre". Sulla stessa linea anche Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia: "Stiamo ripercorrendo gli stessi errori che hanno consentito la nascita del governo Monti".

Non è meno critico Beppe Grillo che, dal suo blog, ha letto le mosse del capo dello Stato accusandolo di aver affermato che un governo, mai sfiduciato, "rimane in carica, sebbene limitato agli affari correnti", e "sta operando in collaborazione con il parlamento, anzi solo previo consenso del parlamento". Allora, è l’affondo del guru pentastellato, "il Paese non ha bisogno di fantomatici negoziatori o facilitatori del calibro di Violante, il gran maestro dell’inciucio, tanto per citarne uno, che operano come gruppi di saggi, non ha bisogno di 'badanti della democrazia', ma di far funzionare meglio il parlamento e alla svelta". Insomma, una bocciatura a trecentosessanta gradi che non lascia presagire nulla di buono.

Bocciatura che al capo dello Stato proprio non va giù. "Non sono generici saggi - ha replicato Pasquale Cascella, portavoce di Napolitano - ma personalità scelte con criteri oggettivi in funzione del lavoro già svolto e del ruolo ricoperto".

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