Governo sul binario morto: ora taglia i treni ai pendolari

Tecnici senza soldi: lo Stato ha acquistato dalle Ferrovie servizi per 1,6 miliardi di euro, ma non c’è copertura per 400 milioni

Governo sul binario morto: ora taglia i treni ai pendolari

Signori, si scende. Il governo Monti potrebbe appiedare i pendolari: dal 2013 i treni locali rischiano infatti di subire pesanti tagli a causa dell’incertez­za che grava sui fondi pubblici de­stinati a pagarli. L’annuncio shock arriva dal capostazione in persona. «Nel 2013 se non ci sa­ranno soldi a bilancio non faremo il servizio regionale», abbassa il passaggio a livello Mauro Moret­ti, amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, nel corso di un convegno all’universi­tà Bocconi di Milano in cui si par­lava di authority dei trasporti, di li­beralizzazioni e di gare. E pa­zienza se le Fs rimedieranno una denuncia per interruzio­ne di servizio. «Vedremo co­me andrà a fini­re », è la sfida di Moretti. Il fatto è che lo Stato al mo­mento non è un buon paga­tore, nemme­no per le Ferro­vie.

Nel 2012 ha acquistato da Fs servizi per 1,6 miliardi ma al momen­to c’è copertu­ra solo per 1,2. E sul 2013 gravano nubi ancora più scure. Bambole, non c’è un euro. E allora il banco potrebbe saltare una volta per tut­te. «I cosiddetti ricavi per passeg­gero/ chilometro- fa i conti Moret­ti - in Italia sono di 10,8 centesimi di euro». Pochissimi rispetto ai 17,2 centesimi del trasporto su gomma. E ancora meno rispetto ai ricavi della stessa tipologia di trasporto in Germania (20 centesi­mi), Francia (22) e Inghilterra (ad­dirittura da 33 a 42). Confronti spietati, che non tengono però conto del fatto che il trasporto dei pendolari ha una funzione socia­le­che non può essere misurata so­lo con il portafogli. Molte linee se­con­darie sono chiaramente antie­conomiche ma fanno muovere ogni giorno centinaia di migliaia di italiani. Forse milioni. E scusa­te se è poco. Dai treni della speranza po­tremmo presto arrivare alla spe­ranza dei treni?

Naturalmente è tutto da vedere. In mancanza di ul­teriori indizi il sospetto è quello di una provocazione. Bella forte ma pur sempre una provocazione. A cui il governo si trova costretto a ri­spondere con tempismo più da Frecciarossa che da littorina. «Ci stiamo occupando più che abba­stanza del trasporto pubblico lo­cale », taglia corto piccato il mini­stro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera. Un gioco delle parti che non consola affatto i pas­seggeri. I quali, meschini, non possono sperare nemmeno nello zelo dei nuovi competitor , che si tengono ben lontani dalla faccen­da, sentendo odore di pessimo af­fare. «Siamo pronti a partecipare alle gare per i treni regionali se sa­ranno eque - specifica Giuseppe Sciarrone, amministratore dele­gato della Ntv di Montezemolo e Della Valle- ma se le gare non pre­vedranno fondi non partecipere­mo ». Pagare moneta vedere cam­mello. Non certo la strategia mi­gliore in questo momento per trat­tare con il governo. Dal salva-Italia al ferma-Italia il passo è breve. E le voci preoccu­pate, pur con qualche scivolata populista, non mancano. «Quella tra Moretti e Passera assomiglia a una discussione tra ladri di Pisa. Il primo, fino a ora, non si è occupa­to del rinnovo dei treni locali. Il se­condo fa finta di occuparsi dei tre­ni locali, ma in realtà il suo gover­no non ha investito nel rinnovo delle infrastrutture e dei convo­gli. Gli unici a pagare, come al soli­to, sono i cittadini che continua­no a vivere una situazione insop­portabile », accusa il responsabile lavoro e welfare dell’Idv, Mauri­zio Zipponi.

«Questo governo rie­sce ad aumentare le divisioni di classe anche sul trasporto: treni per i ricchi e nulla per i lavoratori che fanno i pendolari. Serve un piano per la mobilità della gente normale»,suggerisca Paolo Ferre­ro, segretario nazionale di Rifon­dazione comunista. «L’allarme lanciato dall’ad di Fs sia l’occasio­ne per cambiare le nostre politi­che sui trasporti.

Non è colpa del destino se le nostre ferrovie regio­nali, essenziali per la vita quotidia­na di milioni di italiani e strategi­che per uno sviluppo urbanistico sostenibile, sono oggi tra le peg­giori d’Europa», si mostra appe­na più conciliante Mario Staderi­ni, segretario dei Radicali Italiani. E il Codacons «licenzia» Moretti: «In un Paese normale sarebbe già stato sostituito, senza liquidazio­ne milionaria, ma dato che siamo in Italia ci tocca tenercelo o pagar­gli pure la buona uscita».

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