
L’Italia verso la promozione? «Con un notevole ritardo le agenzie di rating prendono atto che il mercato ha già stabilito che il nostro rating è inadeguato». Il commento del presidente di Intesa Sanpaolo, Gianmaria Gros-Pietro, riassume bene il pensiero condiviso dai banchieri, imprenditori e manager che ieri hanno partecipato alla seconda giornata del 51° Forum Ambrosetti a Cernobbio. Ovvero che la tripla B sta stretta al nostro Paese perché non rispecchia l’effettiva solidità finanziaria dell’Italia.
Facendo una rapida ricognizione tra la platea di Villa d’Este il giudizio è unanime. «L’Italia che continua ad avere la tripla B oggi è completamente diversa dal Paese tripla B di 10 anni fa. È chiaro che qualcosa deve cambiare sotto questo punto. Purtroppo le procedure delle società di rating sono particolarmente lente e macchinose in questo senso», ha ribadito Giovanni Bossi, founder e ceo di Cherry Bank, sottolineando, come Gros-Pietro, che «il mercato l’ha già scontato, tant’è che oggi sulle scadenze da due a cinque anni il debito pubblico italiano costa meno di quello francese. Solo a dieci anni siamo più o meno pari. Siamo anche sui minimi dello spread con la Germania».
Gianluca Garbi, ad di Banca Sistema e vicepresidente di Borsa Italiana, sottolinea che «oggi abbiamo un rendimento dei titoli di Stato italiani uguale sostanzialmente a quelli francesi, abbiamo una differenza di rating che è sostanziale, quindi che ci possa essere un riallineamento fra rating e rendimento è realistico. Nel momento in cui c’è un miglioramento di rating, cioè un abbassamento del costo del denaro, nel tempo ci sarà un beneficio per i conti pubblici. Nel tempo, perché la media della duration del debito pubblico italiano è di circa sette anni. Però l’aumento del rating è sicuramente un’ipotesi più che plausibile e mi sembra strano che non sia ancora stato fatto».
Dalle imprese arriva la voce di Cristina Scocchia, ad di Illycaffè (a sinistra in foto): «È una buona notizia che, però, non mi sorprende. Perché comunque la gestione molto prudente e oculata delle finanze pubbliche sta dando i suoi risultati.
Il debito pubblico è finalmente sotto controllo, l’occupazione è cresciuta, la disoccupazione è ai minimi storici e il Pil cresce dello 0,5 per cento. C’è chi dice, eh ma si tratta di uno zervirgola, però intanto è in territorio positivo. Lo spread è basso e questo già rappresenta un’iniezione di fiducia incredibile. La fiducia dà ottimismo, l’ottimismo aumenta sia gli investimenti da parte delle imprese sia i consumi».
Secondo Angelo Costa, al timone di Arriva Italia, «un upgrade del rating italiano ci consentirebbe di accelerare ulteriormente sul percorso di crescita avviato dal governo, consolidando l’attrattività del nostro mercato agli occhi di investitori internazionali. Inoltre, avremmo come ulteriore beneficio la possibilità di dialogare con più forza coi mercati finanziari, generando benefici per economia, imprese, famiglie e privati cittadini».