Roma «Sarà un autunno caldo per la scuola». Lo sciopero non è ancora proclamato, ma le intenzioni non solo lontane: «La Flc - annuncia il segretario generale della Cgil del settore, Mimmo Pantaleo - metterà in campo una decisa azione di ulteriore mobilitazione».
Loro, i precari, sono pronti alle proteste. Ora è ufficiale: quest'anno torneranno nella scuola, dopo tredici anni, i concorsi pubblici. Il ministro dell'istruzione Francesco Profumo l'ha confermato in un'intervista a Repubblica: bisogna far tornare i concorsi «un'abitudine di questo Paese dopo la primavera 2013 ogni due anni ci sarà una nuova prova».
Nei sindacati sale la preoccupazione. «Condivisibile che tornino i concorsi - dice il segretario della Cisl scuola Francesco Scrima - ma ad oggi è «poco chiaro quale sia la platea cui si riferisce il ministro parlando di concorsi. Le attese e i diritti di chi è in graduatoria ad esaurimento vanno rispettate». In molte regioni si stanno organizzando gruppi di protesta autonomi. A Udine già sei insegnanti precari hanno deciso di impugnare il bando del ministero e vogliono ritirare le tessere sindacali.
Il primo incontro con i sindacati è previsto a Roma per martedì. Profumo ha spiegato che con il nuovo anno scolastico entreranno in classe ventunomila nuovi docenti, presi dalle graduatorie storiche, e su questo non si discute. A settembre del 2013 se ne insedieranno altri 24mila, dei quali metà arriveranno dalle graduatorie e l'altra metà dal nuovo concorso che il ministero dell'Istruzione sta organizzando. A primavera del 2014, ancora un innesto di diecimila, sempre con il criterio del 50% da graduatoria e 50% tramite concorso: «Abbiamo due necessità - ha continuato Profumo - svuotare una graduatoria dove sono iscritti in 163mila e dare continuità ai concorsi, farli diventare un'abitudine di questo Paese».
Un'abitudine però costosa. Come ricostruito dal Giornale in un'inchiesta del 28 agosto, il concorsone, solo il primo, di quest'autunno, potrebbe significare una spesa di 150 milioni di euro. Occorreranno infatti migliaia di insegnanti per coprire il ruolo di commissari di esame. In classe saranno sostituiti da supplenti, con evidenti oneri per lo Stato. Oltretutto preoccupa il precedente dei test per l'accesso ai Tirocini Formativi Attivi (Tfa), nell'occhio del ciclone per gli errori diffusi che hanno imposto l'istituzione di una commissione e il reintegro di alcuni degli esclusi. Questa volta non sono consentiti scivoloni. La pubblicazione del bando è prevista per il 24 settembre.
Ma a innervosire i sindacati è soprattutto la poca chiarezza sulla situazione dei precari. «Il ministro Profumo svela qual è il vero obiettivo dei concorsi. Cancellare le graduatorie e con esse i precari che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole», polemizza Pantaleo della Cgil. È fondamentale prima di qualsiasi concorso «stabilizzare in tempi ragionevoli i 260mila precari che, non per loro demerito, sono ancora senza cattedra», chiarisce il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio. Non piace nemmeno l'intenzione manifestata da Profumo di verificare quanti degli insegnanti in graduatoria magari da dieci anni o più abbiano trovato un'occupazione in un altro settore, tramite una ricerca «in accordo con l'Inps», sistemandosi «altrove». Il fatto che «per sopravvivere» abbiano trovato altro, reagisce Di Meglio, non significa che «questi colleghi debbano essere automaticamente tagliati fuori».
Un commento positivo alle novità arriva dal Pdl con la responsabile scuola, Elena Centemero, che chiede però attenzione al principio per cui «chi vince un concorso deve rimanere nella scuola dove ha avuto il posto». Un concorso «inutile», già attacca invece l'Italia dei Valori.
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