La brutta lezione dei maestrini dello spreco

Sperperi, leggi assurde, privilegi: Bruxelles ci dà lezioni e butta via i nostri soldi. Ecco perché l'euro ci ha resi poveri

La brutta lezione dei maestrini dello spreco

Quando entrò in vigore l'euro, noi italiani festeggiammo. Personalmente mi recai a Bruxelles per redigere un reportage sul grande evento. Eravamo felici e contenti perché finalmente ci potevamo considerare europei a ogni effetto, come i francesi, gli inglesi, gli olandesi eccetera. Una stupidaggine: l'Italia infatti è un Paese europeo per motivi banalmente geografici e non perché abbia firmato dei trattati, peraltro assurdi e svantaggiosi.

Nella circostanza non sarebbe stato il caso di stappare bottiglie di champagne e neppure di prosecco. Eppure lo facemmo con somma soddisfazione. Da quel momento, la retorica europeista ha trionfato sul buon senso. L'Ue è una finzione; peggio: una fregatura. Molti compatrioti si sono innamorati lo stesso di questa istituzione. Innamorati di un sogno. E detestano chiunque non sia d'accordo con loro nell'adorare l'inesistente. Quando un governante di casa nostra decide d'infliggerci un'altra tassa, si giustifica così: è una richiesta dell'Europa. Allarga le braccia come a dire: rassegnatevi a sborsare, altrimenti passerete per antieuropeisti o almeno euroscettici.

Una frescaccia. Che l'euro sia un bidone è assodato. Che l'Europa sia un'astrattezza, pure. La domanda vera è: come si fa ad essere europeisti se l'Europa non c'è? Nessuno risponde, tranne pochi connazionali coraggiosi, tra cui spicca Mario Giordano, ex direttore del Giornale e ora direttore del Tg4, autore di un libro fondamentale per comprendere quanto sia da stolti pensare che la Ue sia un salvagente. Titolo dell'opera: Non vale una lira. Euro, sprechi, follie: così l'Europa ci affama (Mondadori, 176 pagine, 17 euro).

Il saggio si legge d'un fiato e vi si apprendono tante notizie, alcune surreali. Lasciamo perdere i costi del baraccone comunitario, che comunque fanno venire i brividi. Basta il seguente dato per sottolineare la truffa di cui siamo stati volontarie vittime: in 10 anni abbiamo versato nelle casse continentali la bellezza di 159 miliardi. In cambio di che? Di 104 miliardi. Pertanto ne abbiamo smenati 55. Bell'affare del menga. Soldi buttati? Nossignori. Li abbiamo spesi per finanziare i rimproveri che i soloni ci rivolgono un giorno sì e l'altro pure. Paghiamo una pazzesca quota societaria per farci sculacciare quali scolaretti negligenti. È la prova provata della nostra scemenza acuta.

Angela Merkel non c'entra: lei svolge il suo mestiere di cancelliera dei tedeschi, tutelandone gli interessi; noi, fessi, l'assecondiamo per non rimediare brutte figure. In cambio, ci prendiamo con soddisfazione dei calci nel didietro. Vabbè, lasciamo stare. Un quesito: in che cosa consiste l'attività precipua della Ue? Riempire di grana i burocrati (migliaia di persone) che lavorano (si fa per dire) nei palazzi dell'Unione. Retribuire lautamente i parlamentari di Bruxelles e di Strasburgo. Inoltre sperperare soldi per sostenere un numero rilevante di iniziative tra le più bizzarre: studiare la dinastia islamica Omayyad, dialogare con il Nordafrica, visitare le isole del Mediterraneo, organizzare dibattiti in Egitto sulla green economy, incoraggiare l'uso degli insetti a fini culinari, incentivare il tango finlandese.

Sono soltanto alcuni esempi di idiozia europea.

Se ne potrebbero citare a bizzeffe, ma terminiamo qui nella speranza che siano sufficienti a stimolare il vostro desiderio di compulsare il saggio di Giordano. Un documento importante, utile per entrare nel club degli apoti, coloro che non bevono le balle sull'indispensabilità dell'euro e dei loro padrini. Buona lettura.

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