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"I moderati? Dipende da noi...". La stoccata di Bonaccini alla Schlein

Il presidente Pd manda una frecciatina alla Schlein sul rischio di "consegnare il voto moderato alla destra". Tra i dem cresce infatti questo timore dovuto all'indirizzo ultra-progressista impresso al partito

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AAA elettori moderati cercansi. Astenersi perditempo. Non ci stupiremmo se un simile annuncio apparisse nottetempo all'esterno del Nazareno. Nel Pd, infatti, in molti temono che linea ultra-progressista di Elly Schlein stia progressivamente allontanato i simpatizzanti riformisti e dall'indole moderata. Quelli che faticano cioè a riconoscersi nelle battaglie ideologiche avviate sui diritti civili, sulla giustizia e sulle politiche sociali. A evocare indirettamente questa preoccupazione è stato, nelle ultime ore, anche il presidente dem Stefano Bonaccini. In un'intervista rilasciata al Corriere, infatti, il governatore dell'Emilia Romagna si è soffermato proprio sull'andamento del voto moderato e sul rischio che il Pd se lo lasci sfuggire, consegnandolo al centrodestra.

Per Bonaccini, lo spunto di riflessione al riguardo è stato offerto da una domanda sulle convergenze del terzo polo verso alcune istanze della maggioranza. "Il governo i numeri in Parlamento li ha già di suo. E tra l'originale e la copia i cittadini scelgono l'originale. Per questo il consenso della Meloni resta alto a discapito di tutti coloro che si definiscono moderati. È un problema anche per il Pd...", ha argomentato il barbuto esponente dem. Poi l'emblematica riflessione, destinata forse a far fischiare le orecchie a qualcuno: "Dipende dalle nostre battaglie non consegnare il voto moderato alla destra". Parole probabilmente interpretabili come una frecciatina alla segreteria di partito e alla linea politica assunta negli ultimi mesi dalla direzione dem.

Non è mistero, del resto, che il Pd guidato da Elly Schlein abbia spostato il proprio baricentro sempre più verso sinistra, talvolta rischiando di sovrapporsi ai Cinque Stelle e alle loro istanze più barricadiere. Le più recenti consultazioni elettorali avevano già svelato tutti i limiti di questa operazione, nonostante la segreteria di partito avesse manifestato l'intenzione di tirare dritto. "Non molleremo un centimetro su quello che è il nostro progetto, sul lavoro, sul clima", aveva promesso la stessa Schlein dopo la sconfitta ai ballottaggi dello scorso maggio, chiedendo il necessario tempo per attuare il proprio progetto di "cambiamento".

Ora però tra i riformisti si è fatta strada l'assillo dei moderati che potrebbero voltare definitivamente le spalle a un Pd percepito come distante dalla loro sensibilità. "Dipende dalle nostre battaglie", ha non a caso osservato Bonaccini. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Solo pochi giorni fa, peraltro, il presidente dem aveva convocato a Cesena una convention di Energia Popolare, l'area politico-culturale da lui patrocinata e di fatto considerabile - al di là delle smentite formali - una corrente interna al Pd. "Se non uniamo gli elettori, conta poco che io ed Elly Schlein siamo uniti", aveva osservato in quell'occasione il governatore di regione, riportando il dibattito dem a un dato di realtà.

Già, perché da mesi i progressisti si stracciano le vesti e rivendicano la necessità di un Paese diverso, trainato dalle battaglie ideologiche di sinistra. Poi però arrivano inesorabili le elezioni e al voto vincono puntualmente gli altri.

Quelli "brutti, sporchi e cattivi".

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