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"Indipendenza dei magistrati mai in dubbio". Nordio replica all'Anm

Il ministro della Giustizia ha invitato una lettera all'Associazione Nazionale Magistrati dopo le critiche piovutegli addosso riguardo alle riforme annunciate

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"Non c'è stato e non ci potrà mai essere alcun atto ministeriale che possa mettere in discussione l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, patrimonio irrinunciabile della nostra democrazia". Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è fermo nella replica trasmessa direttamente, in una lettera, all'Associazione Nazionale Magistrati riunita nell'Aula Magna della Corte di Cassazione in occasione dell'assemblea generale. "Ribadisco la garanzia che durante il mio servizio in via Arenula non potrà trovare un varco alcuna tentazione di sottoporre il pubblico ministero all'esecutivo - aggiunge il Guardasigilli -. Tutti i magistrati rispondono solo alla legge, nell'ambito degli equilibri costituzionali che regolano la separazione dei poteri. Altro caposaldo di uno Stato di diritto, che in quanto tale vive di continui bilanciamenti".

La risposta del ministro Nordio invitata all'Anm è arrivata dopo che Giuseppe Santalucia, presidente l'organismo rappresentativo dei magistrati, aveva sferrato un attacco al mondo della politica che ha governato recentemente il Paese. "La direzione in cui da anni si incamminano le riforme sulla magistratura ci sta allontanando progressivamente dal disegno della Costituzione - era stata la dura presa di posizione del capo dell'Associazione Nazionale Magistrati -. La prospettiva che prende sempre più consistenza è che la successiva tappa di questa continua esperienza riformatrice segni un ulteriore distacco da quella complessiva, essenziale, architettura".

La risposta di Nordio sul caso Uss

Non solo. Perché, nella sua critica al lavoro del ministro della Giustizia, Santalucia aveva tirato in ballo anche l'iniziativa disciplinare promossa da Carlo Nordio nei confronti dei magistrati di Milano per il caso di Artem Uss. Quest'ultimo è l'imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin evaso dagli arresti domiciliari - in costanza della richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti - lo scorso 22 marzo nel capoluogo lombardo. "In gioco è un bene collettivo, di cui al più i magistrati possono essere custodi, attenti custodi che avvertono il dovere di lanciare l'allarme ove si avvedano che quel bene viene messo in pericolo. Il bene a cui alludo è l'indipendenza dei magistrati, come singoli e come ordine, dal Potere politico", conclude Santalucia.

"La prerogativa del Ministro del potere-dovere di intervenire, in una situazione in cui sia ravvisabile una condotta che potrebbe essere disciplinarmente rilevante. Il punto non è mai stato l'interpretazione delle norme o la valutazione del fatto o delle prove, che non possono dar luogo a responsabilità disciplinare. Lo sappiamo tutti benissimo. Il punto non è mai il merito di un provvedimento", ha chiarito Nordio. Infine, una sua rassicurazione rivolta ai magistrati. "Le ultime vicende non possono rappresentare in alcun modo 'un precedente non rassicurante', come voi temete. E questo perché, come ho detto dal Palazzo di Giustizia di Milano, 'non c'è e non c'è mai stata una contrapposizione'.

C'è stato invece da parte del ministro l'esercizio di una prerogativa, nel rispetto dei doveri e delle funzioni attribuite dalla Costituzione".

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