di Nino MateriL'abbinata agenda-calendario andrebbe incapsulata è sparata nello spazio. Testimonianza cartacea di un pianeta Terra che non c'è più, ma che gli abitanti di un ipotetico mondo alieno potrebbero - dovrebbero - studiare per tentare di capire qualcosa di noi. Soprattutto di noi italiani che all'agenda gratis e al calendario omaggio, per decenni, non abbiamo saputo - voluto - rinunciare. Luoghi privilegiati per lo spaccio, in modica quantità, dell'agenda in vera finta simil pelle e del calendario da parete erano le banche e le agenzie assicurative. L'italiano medio - nel mezzo secolo compreso tra il boom degli anni '60 e lo sboom dell'euro - ha avuto con le agende omaggio e i calendari gratis lo stesso rapporto dei tossicodipendenti in crisi d'astinenza davanti ai Sert in attesa di una dose di metadone.
Eravamo ancora a fine ottobre e già cominciavamo ad assediare il bancario di fiducia e l'assicuratore del cuore: «Mi raccomando a Natale, l'agenda e il calendario...»; e loro, pazienti, ma anche un po' disgustati dalla nostra sfacciataggine: «Agende e calendari non arriveranno prima di dicembre...»; e noi: «Non dimenticare di mettermeli da parte...»; e loro: «No, non mi dimentico...»; e noi: «Sicuro?»; e loro: «Sììììì».
La deprimente pantomima andava avanti finché i due «preziosi» doni non ci venivano finalmente consegnati, con l'agenda che finiva in fondo a un cassetto in compagnia delle altre agende degli anni precedenti (tutte rigorosamente intonse e chiuse in tristi custodie di cartone) e il calendario che veniva invece, quasi sempre, attaccato sul muro in cucina o in bagno. Personalmente ho sempre avuto con le agende un rapporto di odio-amore: ai tempi della scuola le usavo come diario (odio), mentre quando ho cominciato a lavorare le usavo come taccuino per appunti (amore).
Non mi sono mai sognato di annotare appuntamento o numeri telefonici sui cosiddetti «supporti tecnologici», ma seguito ad avere la mia agendina dove - tra decine di recapiti Vip - spiccano pure, alla lettera «C», il cellulare di Cicciolina e, alla lettera «M», il vecchio indirizzo di Moana Pozzi, buonanima, anzi bona-anima. Altro che la disadorna agenda di «Enzo» (Carlo Verdone): il coatto trentenne privo di amici del film Un sacco bello, la cui agenda era impreziosita solo da due numeri: alla lettera «O»: «Olimpico (stadio)» e, alla lettera «S»: «Stadio (Olimpico)».
Certo, portarsi dietro l'agenda non è il massimo della praticità, anzi è veramente una rottura di balle.
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