Italiani tartassati pure al volante: abbiamo il record mondiale di multe

Negli ultimi 10 anni le contravvenzioni sono aumentate del 1.512 per cento. Primato incontrastato in Europa: a Milano un verbale ogni dieci secondi

Italiani tartassati pure al volante: abbiamo il record mondiale di multe

Roma Gli automobilisti italiani sono notoriamente nervosi e indisciplinati, con un debole per il parcheggio in doppia fila («Ero qui al bar!»), un'idiosincrasia per le strisce pedonali («Vorrai mica passare?») e i limiti di velocità («Davvero andavo a 160?»), una tara genetica che impedisce l'uso dell'auricolare («Era una telefonata importante!») e una rarissima forma di daltonismo che fa scambiare il giallo (anche quello quasi rosso, anzi proprio rosso «ma da poco») per verde. Difetti in cui tutti ci riconosciamo. Da decenni. Proprio per questo è impensabile che negli ultimi dieci anni siamo diventati quindici volte più cattivi. Eppure uno studio di contribuenti.it sulla base di dati delle polizie locali e stradali ci dice che negli ultimi due lustri il numero di contravvenzioni per infrazioni stradali comminate in Italia è cresciuto del 1.512 per cento. È vero che negli ultimi anni si sono raffinati gli strumenti tecnologici che permettono di individuare le infrazioni, soprattutto in termini di velocità e di accesso alle zone a traffico limitato. Ed è vero pure che i tagli agli enti locali hanno reso drammatica la necessità dei comuni piccoli e grandi di fare cassa a spese dell'automobilista. Ma un simile astronomico aumento dei verbali si configura come una vera e propria persecuzione. Una sorta di tassazione occulta.

I numeri resi noti da contribuenti.it sono spietati, soprattutto se messi a confronto con quelli relativi ad altri Paesi europei. L'Italia infatti stacca tutti in quanto ad aumento delle multe: il secondo Paese in classifica, la Romania, ha fatto registrare in dieci anni un aumento del 341 per cento. I Paesi con i quali noi amiamo confrontarci hanno livelli di aumento ridicoli rispetto a noi: Francia +46, Spagna +44, Inghilterra +38, Germania +23 e Svezia +19. Anche i dati assoluti ci additano come il Paese delle multe: ne vengono emesse 78,5 milioni ogni anno, circa due per patentato, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro. In Germania, dove vivono 81 milioni di persone, si fermano a 23,3 milioni di contravvenzioni annue, in Francia a 15,6, nel Regno Unito a 13,7 e in Spagna a 11,1. E il salasso è uguale per tutti, macroregione per macroregione: nel Nord-Est 23 milioni di multe (con un +1.534 per cento rispetto a dieci anni fa), nel Sud e nelle isole 22,5, nel Nord-Ovest 17 e nel Centro 16.
I fischietti trillano frenetici, gli autovelox fotografano targhe instancabilmente, la tecnologia ci assedia. Tra le città capoluogo di regione, i più tartassati sono i cittadini di Milano, Napoli e Aosta, dove ogni dieci secondi un vigile o un'apparecchiatura registrano un'infrazione. A Roma, Torino e Venezia tra una multa e l'altra trascorrono 12 secondi.

Con cifre del genere non c'è da stupirsi se gli automobilisti italiani che pagano docilmente la multa sono una minoranza. Secondo contribuenti.it gli italiani fanno ricorso contro l'88 per cento delle contravvenzioni ricevute. Ma anche questa strada può rivelarsi una trappola per il cittadino e un modo per far cassa per l'amministrazione.

Chi vuole contestare l'omologazione di un dispositivo può farlo entro 60 giorni, pagando 37 euro e inviando la richiesta assieme a cinque copie della contravvenzione con una raccomandata a/r (altri euro che svaniscono) o consegnando tutto a mano all'ufficio del giudice di pace. Il tutto per vedersi magari anni dopo recapitare una cartella esattoriale con la sanzione moltiplicata per due o per tre. Questo non è Paese per automobilisti, giovani o vecchi che siano.

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