Politica

lettera aperta

Reverendo Monsignore,
Quando ero un ragazzo e frequentavo l’Oratorio di Turate, in provincia di Como, un sacerdote, che sarebbe un giorno diventato l’Arcivescovo di Milano, era solito predicare da noi in tempo di Quaresima, trasmettendo alle nostre giovani menti i valori cattolici. Lo stesso sacerdote si intratteneva poi lungamente con noi giovani, cercando di infonderci insegnamenti concreti, moderati e sempre positivi, indirizzandoci e spronandoci ad essere tolleranti, onesti, impegnati e al di sopra delle parti. In una parola, degli uomini migliori.
Sono così arrivato a 56 anni credendo di essermi sempre comportato secondo quei valori: ho iniziato a lavorare a 14 anni e, poiché non potevo studiare durante il giorno, ho frequentato con non pochi sacrifici le scuole serali, arrivando fino alla laurea. Percorrendo quella stessa strada, quegli stessi valori, ho lavorato giorno e notte e sono riuscito a farmi quella che si dice «una posizione»: ho creato aziende in tutto il mondo, sempre in maniera onesta, pagando le tasse e rispettando i diritti di coloro che collaboravano con me, garantendo lavoro ed occupazione. Ho cercato con le mie azioni e la mia opera di testimoniare ogni giorno il mio essere un uomo cattolico.
E spesso non è stato facile. Nel mio percorso di vita ho visto cambiare gli equilibri politici: ero a Berlino quando è caduto il Muro; e ho anche visto vacillare la Chiesa, per mancanza di pulizia morale di qualche suo indegno rappresentante. Non per questo l’ho rinnegata, anzi, mi sono impegnato ancor di più per dimostrare che non basta lo sbaglio di pochi a gettare discredito sulla fede, la coesione, la forza di molti.
«Mancanza di pulizia morale»: questa è la stessa accusa che Lei, Eminenza, l’Arcivescovo di Milano – la città in cui ho deciso di impegnare la mia esperienza di uomo cristiano anche in un campo insidioso come la politica – ha rivolto allo schieramento di cui faccio parte. Queste Sue parole Lei le ha usate tuonando dal pulpito in Duomo su tutta la città, come a spingere i cittadini milanesi, e soprattutto quelli cattolici, contro le persone come me: proprio io, che mi sono sempre reputato non solo uomo di Destra, ma persino un onesto cristiano. «C’è una nuova primavera sociale – Lei ha detto –: non possiamo stare a guardare! Occorre agire», queste ancora le Sue parole, quelle che mi hanno offeso, mi hanno fatto male, come se l’intero popolo cattolico avesse dovuto ribellarsi contro quelli come me, un uomo di destra, un cattolico, un moderato.
Perché? Lo domando a Lei, ricordando ora quella stessa persona, quel sacerdote, che allora mi spronava a raggiungere i miei obiettivi nella vita, le mie aspirazioni, avendo però rispetto di tutti, pur rimando un buon cristiano? Credo che siano tante le persone come me che si sono sentite ferite dalle Sue parole; sono persone che hanno affrontato le prove della vita con impegno e con sacrificio; sono le stesse persone che, come Lei stesso ci insegnava quarant’anni fa, hanno fatto tutto questo con forte senso di responsabilità nei confronti della loro Comunità, compresi i poveri, gli extracomunitari e i rom; sono, anzi, siamo le stesse persone che, non dimenticando né rinnegando mai le nostre origini, con fatica ed onestà hanno cercato di dare il loro contributo per costruire un’Italia migliore e una Milano libera e democratica.
Per questo, Monsignore – e ancor di più per il ricordo che ho sempre avuto impresso di Lei e dei Suoi insegnamenti – ora sono qui per dire a Lei che quelle stesse persone non accettano che il loro lavoro sia offeso da quelle Sue parole tuonate dal pulpito: come se fosse possibile giudicare la pulizia morale di un’intera classe politica, di cui con fierezza faccio parte, solo perché magari sporcata dalla presenza di qualche mela marcia. Questo a fronte di tante persone per bene che lavorano ogni giorno con dedizione e serietà, cristianamente.
Così facendo Lei ha dato più di un argomento a coloro dai quali proprio noi ci siamo sempre sentiti in dovere di difendere la Sua persona e quello che Lei rappresenta. Quegli stessi detrattori che, ancora oggi, dicono che Lei sia un uomo schierato politicamente e non più il neutrale Pastore di anime, che le anime dovrebbe accogliere tutte, a destra come a sinistra: il nostro Arcivescovo nella nostra libera, democratica e cristiana Milano.
Devo dunque dare ragione a chi dice che sia più facile parlare di modestia ed umiltà, piuttosto che praticarle? È difficile non vacillare questa volta, quando quella stessa modestia ed umiltà – io che mai ho voluto disilludermi sui valori di Santa Madre Chiesa – non vedo più nemmeno laddove essa è tanto solertemente predicata.


Voglia accogliere i sensi della mia rispettosa considerazione.
*Segretario nazionale di Unione Italiana

Commenti