
Sta destando clamore a livello nazionale la lettera di 96 docenti di una scuola elementare e media di Montelupo Fiorentino in provincia di Firenze in cui esternano esplicitamente le proprie posizioni pro Pal. Prendono posizione contro "l'assedio che colpisce il popolo palestinese da decenni e che ha assunto forme che molte voci autorevoli definiscono genocidiarie", scrivono nella loro lettera, ignorando quelle che davvero contano. Nella lettera si esprime "ferma condanna contro ogni forma di occupazione, apartheid, colonialismo e genocidio", si invita a "promuovere momenti di riflessione pubblica" e si chiede l'avvio di "soluzioni diplomatiche nel rispetto dell'autodeterminazione del popolo palestinese". Si tratta di una lettera che non ha un vero significato educativo, considerando che questi docenti insegnano a bambini tra i 6 e i 14 anni, che non hanno nemmeno l'età per formarsi un proprio pensiero o per affrontare discussioni critiche.
Son piovute molte critiche su questi docenti, che hanno (non sorprendentemente) trovato l'appoggio del Partito democratico locale, secondo il quale "la scuola ha il dovere, promosso dalla Costituzione, di formare le coscienze critiche e di sviluppare negli studenti la capacità di leggere la realtà anche con lenti diverse". Per gli insegnanti, invece, il lavoro che svolgono "non si esaurisce nella trasmissione di conoscenze. Educare è un atto politico e morale: implica il coraggio di scegliere da che parte stare". Ma il dubbio è sempre lo stesso per molti, anche genitori, che si chiedono se non si stia lavorando ai limiti della propaganda, dell'indottrinamento, considerando l'età scolastica degli studenti. Sarebbe un discorso diverso se fatto con studenti delle scuole superiori, già formati con un proprio pensiero critico, in grado di tenere un confronto costruttivo e quasi alla pari con un docente su temi così importanti. Ma alle scuole medie e superiori, non c'è questa capacità.
"La scuola deve mostrare i fatti, non dire da che parte stare", è il pensiero di chi critica la lettera dei docenti, accusati di essere "poco professionali e molto schierati".
Gli insegnanti, aggiungono altri, "non hanno diritto di indottrinare i ragazzi" e ancora, "a dovete smettere di fare politica nelle scuole statali". Ci sono posizioni talmente critiche che stanno valutando se procedere per le vie legali, minacciando denunce.