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L'ex senatore Pd inchioda il Pd a Torino: "Basta tendere la mano ad Askatasuna"

Stefano Esposito: "Il sindaco ha offerto una mano al centro sociale e il centro Askatasuna gliela sta mordendo"

L'ex senatore Pd inchioda il Pd a Torino: "Basta tendere la mano ad Askatasuna"
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Ospite di Quarta Repubblica, l’ex senatore Pd Stefano Esposito interviene sul caso dell’assalto alla redazione de La Stampa da parte dei gruppi pro-Palestina e sul ruolo del centro sociale Askatasuna, realtà storica del movimento torinese. Una lunga ricostruzione in cui Esposito mette in fila responsabilità politiche, errori strategici e un clima culturale che – a suo avviso – continua a garantire coperture al centro sociale.

Esposito parte dal commento del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che ha respinto “ogni tentativo di creare un nesso di causa-effetto” tra l’attacco alla Stampa e il percorso di dialogo avviato tra il Comune e Askatasuna. “Io non credo che i fatti stiano dando ragione alla volontà del sindaco”, afferma Esposito. “Lo Russo ha provato, dopo decenni in cui nessuno se n’era occupato, ad avviare un percorso. Mi verrebbe da dire che il sindaco ha offerto una mano al centro sociale e il centro Askatasuna gliela sta mordendo”. Secondo l’ex senatore, la linea del Comune non regge più: “A un certo punto dovrà prendere atto che non basta dire che non è l’immobile ad andare alle manifestazioni. Se in quell’immobile continuano a essere pianificate queste azioni, si apre un problema”. E aggiunge: “Lo Russo è un sindaco riformista, uno degli ultimi rimasti. Ha tentato un percorso, ma deve prendere atto che né i garanti di quel percorso né i soggetti coinvolti hanno dato seguito agli impegni presi”.

Esposito allarga poi lo sguardo al suo partito: “Purtroppo nel Partito Democratico c’è stata un’involuzione. Io sono stato tra i primi a sostenere lo sgombero di Askatasuna nel 2010, all’epoca da parlamentare. Ed è stata una battaglia difficile anche dentro il mio partito”. Il motivo, spiega, è un radicamento profondo di simpatie e giustificazioni verso il centro sociale: “A Torino Askatasuna è un tema radicato. Ci sono coperture culturali, politiche, di intellettuali e artisti che lo ritengono un luogo di libertà”. Poi la precisazione: “Io sono per la libertà totale, ma esistono valori come la sicurezza, il rispetto delle forze dell’ordine. Se mancano, si passa alla violenza. E la violenza non è giustificabile e non può essere coperta”.

Esposito prevede che la vicenda giudiziaria dell’assalto Pro Pal a Torino seguirà un binario molto diverso rispetto a quello alla CGIL del 2021: “Guardate queste coperture e vedrete che, a differenza della vicenda di Roma, il processo ai ragazzi torinesi avrà capi d’imputazione molto diversi”. Esposito ricorda infatti che l'ex procuratore di Torino “Caselli arrivò a dimettersi dalla sua corrente storica, Magistratura Democratica, dopo una polemica violentissima scatenata da suoi colleghi. Gli contestarono la linea tenuta nei confronti del movimento No Tav e di Askatasuna, definendola un’azione mirata”. E rilancia un episodio recente: “Qualche mese fa, in un convegno del Gruppo Abele, un’importante giudice torinese ha criticato il fatto che la procura abbia un pool sui reati violenti, sostenendo che avere un pool significhi indirizzare le indagini".

Anche perché basta ricostruire i fatti per capire che il problema non è il singolo episodio, ma una strategia più ampia.

Cos’altro bisogna aspettare? In meno di quattro mesi hanno assaltato un commissariato, devastato l’Environment Park durante un convegno internazionale, e ora hanno dato l’assalto alla Stampa. È successo qualcosa? È capitato qualcosa a qualcuno?”.

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