
C'è fermento nel Partito democratico, la vittoria alle Comunali di Genova ha acceso un faro su Silvia Salis, candidata che è piaciuta ai genovesi e non solo, e che ha saputo dissimulare di essere a capo di una coalizione di sinistra-sinistra usando toni e modi inediti da quelle parti. A occhio Silvia Salis non è neppure di sinistra, ambizione e capacità in lei prevalgono sull'ideologia. Sta di fatto che qualcuno nel Pd già ci sta facendo un pensierino: altro che Schlein e la sua bava alla bocca permanente, per vincere le elezioni politiche ci vorrebbe una così. Lei glissa: «Prematuro parlare di un mio ruolo nazionale». Ma scommetto che in cuor suo la signora già pensa oltre la sindacatura genovese. Ma avrà un grosso problema: a differenza della Schlein, lei «l'hanno vista arrivare» e quindi, conoscendo come funzionano le cose nella ditta che fu di Bersani, proveranno a soffocarla in culla perché nel campo largo gli aspiranti leader sono già fin troppi e in lotta tra di loro. Come la regina cattiva di Biancaneve, la Schlein già sta cercando conferme dallo specchio su chi è «la più bella del reame Pd» e punta tutto sulle prossime elezioni regionali che in autunno chiameranno alle urne Campania, Puglia, Veneto e Marche (più la Valle d'Aosta ma quella fa storia a sé). Dice la segretaria, vedrete che cambierà l'aria. Bisogna capire cosa intende, cioè se vorrà spacciare per successo clamoroso una possibile vittoria in Puglia e Campania. Ora, la Campania è oggi governata dalla sinistra e lo è stata per venti degli ultimi venticinque anni e lo stesso vale per la Puglia. Se la Schlein vincesse, insomma, non ci sarebbe alcun cambio di vento, neppure se dalle
Marche arrivasse un refolo a lei favorevole: sostenere che il destino della politica italiana è nelle mani dei marchigiani è, detto con rispetto, un tantino esagerato. La svolta potrebbe quindi avvenire solo dal Veneto, ma ipotizzare un ribaltone ad oggi è pura fantascienza.
Comunque vada, quindi, l'unica vera novità del Pd potrebbe essere Silvia Salis, quella che dicendo «la Meloni è molto brava» non fa paura fuori dall'elettorato del campo largo. Da guardare con attenzione, tra qualche mese capiremo se è anche da temere.