Politica

Nuove Province italiane: il riordino dal 2013

Patroni Griffi: "La riduzione è irreversibile, da gennaio verranno meno le giunte provinciali". A novembre 2013 elezioni per scegliere i vertici. MAPPA

Il primo passo è stato fatto. Nonostante l'ostracismo fatto dagli enti locali, il governo ha deciso di tirare dritto e portare avanti il decreto per riordinare le Province e le città metropolitane che, questa mattina, ha avuto il via libera del Consiglio dei ministri (guarda la nuova mappa). Un processo che rientra nella spending review voluta dal premier Mario Monti per tagliare i costi della politica e dare respiro all'erario pubblico. "La riduzione è un processo irreversibile - ha spiegato il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi - il governo si è mosso tra spinte opposte, tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale".

"Il decreto prevede Province completamente nuove per dimensioni e funzioni", ha spiegato Patroni Griffi al termine del Consiglio dei ministri. Verranno, quindi, accorpati gli enti con meno di 350mila abitanti e sotto i 2.500 chilometri quadrati: si passerà, in questo modo da 86 Province a 51, incluse le dieci Città metropolitane che, a partire dal primo gennaio del 2014, diventeranno operative e sostituiranno le Province nei maggiori poli urbani del Paese, realizzando il disegno riformatore voluto fin dal 1990 e finora rimasto incompiuto. Dal 2013 saranno tutte commissariate garantendo, in questo modo, ai dipendenti la possibilità di trasferimento. "Nella fase di transizione sarà possibile per il presidente delegare non più di tre consiglieri - ha spiegato Patroni Griffi - questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014". Queste regole varranno per tutte le Regioni a statuto ordinario, mentre quelle a statuto speciale avranno sei mesi di tempo per adeguarsi dal momento che la stessa legge sulla spending review concedeva a queste più tempo. "La riforma si ispira ai modelli di governo europei - sottolinea Palazzo Chigi al termine del Consiglio - in tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di governo".

Per assicurare l’effettività del riordino, senza necessità di intervenire con ulteriori interventi legislativi, il governo Monti ha già delineato una procedura con tempi cadenzati garantiti dall’eventuale intervento sostitutivo dei commissari. Resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche negli organi comunali e provinciali e l’abolizione degli assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo. "Il riordino delle Province è il primo tassello di una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo in base al nuovo assetto- sottolinea infine il governo - dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di fatto dimezzati".

Tuttavia, è solo al termine di questo processo che il governo potrà calcolare gli effettivi risparmi che comporterà l’intera riforma.

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