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"Libertà di discutere di tutto nelle scuole ma le forze armate vanno filtrate". Il doppiopesismo del Comune di Bologna

Se da una parte l'assessore rivendica la libertà di parlare di tutti i tempi di contemporaneità nelle scuole, dall'altra sostiene che alle forze armate vada applicato un filtro "quando si parla alle giovani generazioni"

"Libertà di discutere di tutto nelle scuole ma le forze armate vanno filtrate". Il doppiopesismo del Comune di Bologna
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Gli incontri di Francesca Albanese nelle scuole hanno lasciato una lunga scia di polemiche. Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, ha chiesto verifiche su alcuni incontri effettuati e ha respinto ogni accusa di censura piovuta dall'opposizione, sottolineando in un'intervista a il Tempo che "noi non contestiamo il diritto delle scuole di trattare certi argomenti anche affrontando posizioni che non sono in linea con l'orientamento di questo governo. Ma quello che noi chiediamo è che innanzitutto i relatori siano sempre equilibrati e rispettosi della legge. E poi anche che si dia spazio a più opinioni, che vi sia dunque pluralismo". Una richiesta costituzionalmente allineata a fine di evitare una scuola "a senso unico, dell'indottrinamento, per cui esiste una sola verità. Il governo non può accettare che su temi politicamente delicati, socialmente dibattuti, si affronti e si propugni una sola verità".

Nel frattempo da Bologna, una delle poche città che ha assegnato e confermato la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, si prosegue nella polemica con le parole dell'assessore alla Scuola e all’Educazione alla pace del Comune di Bologna, Daniele Ara, il quale durante un evento pubblico che si è tenuto in città ha dichiarato che, come istituzione amministrativa, "contrasteremo chi imporrà il pensiero unico anche nelle nostre scuole. Vediamo troppa paura da parte dei dirigenti scolastici a favorire una discussione pubblica e ad ospitare chi si ribella al proprio governo genocidiario e quindi compie un atto di ribellione, ma fondamentale dal punto di vista etico e politico". Il riferimento è alla decisione da parte di un dirigente scolastico di annullare un incontro con due obiettori dell'esercito israeliano nei giorni successivi alle polemiche per Francesca Albanese, in quanto non era stato previsto un contraddittorio.

"La scuola non deve essere faziosa, però deve fare anche dibattiti scomodi", ha proseguito, confermando involontariamente le parole del ministro Valditara. "C’è un tentativo nazionale di bloccare alcuni ragionamenti e questo ci preoccupa. Il tema dell’egemonia culturale che il governo vive con tanta preoccupazione dev’essere un attimo stemperato, le comunità educanti devono avere la libertà di discutere di tutti i temi della contemporaneità, anche i più scomodi", ha aggiunto. Ma un dibattito, di norma, si fa quando ci sono due posizioni contrapposte che si confrontano, non è un flusso continuo di informazioni che derivano da una e una sola parte. Perché allora non si parla di dibattito ma di altro, ed è questo il nodo che si vuole sciogliere. Tuttavia, se da un lato l'assessore sostiene che vi sia libertà di discutere, dall'altro denuncia che spesso arrivano "lettere dalle forze armate che vogliono fare attività nelle scuole: un’altra cosa rispetto ai carabinieri che vanno a parlare di legalità".

E questo sembra non andare bene, quindi si cerca di mettere già dei paletti alla libertà di discussione, perché secondo Ara "succede che organismi militari, assolutamente legittimi, nel senso che siamo in un Paese democratico dove anche gli organismi militari hanno la loro funzione, mai come oggi vogliono dialogare direttamente con le giovani generazioni. Noi invece pensiamo che gli organismi militari vadano filtrati, quando si parla con le giovani generazioni".

È un paradosso, un controsenso rispetto al fatto che, parole dell'assessore, "le comunità educanti devono avere la libertà di discutere di tutti i temi della contemporaneità, anche i più scomodi". Come sempre, sembra che la libertà debba esistere solo quando si trattano argomenti che interessano e piacciono a una parte politica, mentre sugli altri si parla apertamente di "filtro".

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