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L'ultimo brindisi del locale vip Sfrattato dal vescovo in Versilia

Botero, Armani, l'avvocato Agnelli. Sono alcuni dei personaggi che hanno creato il mito dell'enoteca Marcucci a Pietrasanta. Che ora rischia di chiudere

L'ultimo brindisi del locale vip Sfrattato dal vescovo in Versilia

A Pietrasanta, la battaglia tra sacro e profano va in scena in cucina. Sembrerebbe una storia come quelle a cui ci hanno abituato certi racconti o film - dal Pranzo di Babette a Chocolat - in cui qualche beghina ostile ai piaceri terreni ingaggia una battaglia contro il cibo, ma in questo caso, di mezzo, ci sono soprattutto i soldi.

Tre milioni di euro, per la precisione, che è la cifra non esattamente politica che la curia di Pisa vorrebbe per l'immobile in cui si trova l'enoteca Marcucci di Pietrasanta, storico locale versiliese e punto d'incontro per vip e artisti. La curia è proprietaria del palazzo occupato in parte dall'enoteca, e ora vuole venderlo. Michele Marcucci, padrone del locale, non è interessato all'intero palazzo, ma ha cercato una mediazione con l'Arcidiocesi: ha proposto l'acquisto di una parte della struttura, e si è detto disponibile a pagare di più per l'affitto, ma da Pisa non sentono ragioni e anzi, lo sfratto è stato confermato da una sentenza della Corte d'Appello di Firenze.

Se le cose non prenderanno una piega diversa, a marzo saranno tutti messi alla porta: l'enoteca, le sue 100mila preziosissime bottiglie, i trenta dipendenti che ci lavorano ogni estate. E naturalmente anche lui, Michele Marcucci che della cantina è il «babbo» e il patron e che a questo trasloco proprio non si rassegna.

«Il fatto è che l'enoteca è una vera istituzione -si sfoga- perché da quando ha aperto i battenti nell'87 ha fatto molto per promuovere il turismo a Pietrasanta».
A quei tempi il locale non rientrava ancora nel novero delle migliori enoteche d'Italia stilato dal Gambero Rosso, ma fin dall'inizio ha attratto personaggi del mondo dello spettacolo, richiamati dal passaparola.

Pietrasanta allora era solo «quel paesino vicino a Forte dei Marmi», con pochi turisti e nessun ristorante aperto la sera, e il Forte, che dista sette chilometri, idealmente era lontano anni luce. Niente mondanità, niente star e starlette, il mondo luccicante della Versilia vip era solo un riflesso.

Poi ha aperto l'enoteca Marcucci, nata dalla bottega del nonno che vendeva vino sfuso, e le cose sono cambiate; in paese hanno iniziato ad accorrere i Bjorn Borg e gli Adriano Panatta, i personaggi famosi si facevano largo per le stradine, in mezzo ai pietrasantini incuriositi, per assaggiare il vino e per mangiare il fritto alla viareggina, il baccalà e la pappa al pomodoro. «Sembrava lo sbarco degli alieni -ricorda oggi il proprietario- a Pietrasanta non si era mai vista una cosa del genere».

Una sera di molti anni fa è approdato ai tavoli dell'enoteca anche Paolo Villaggio, che da allora è rimasto fedele al locale professando, racconta Marcucci, «un amore smisurato per la bistecca del Pelliccia, il nostro macellaio di fiducia». Un grande complimento, se si pensa che in Toscana l'amore per la carne è una religione di cui i macellai, figure mitiche a meta tra il filosfo e il bottegaio, sono i sacerdoti indiscussi.

E poi sono arrivati gli artisti, da Mitoraj a Botero che a Pietrasanta hanno acquistato casa e che hanno fatto del locale il loro luogo di elezione, insieme a famosi stilisti - Armani, Paul Smith - e imprenditori, incluso l'Avvocato. Tutti in via Garibaldi, teatro di assaggi, degustazioni, e chiacchiere. E in alcune occasioni anche di schermaglie amorose, come quella volta che è andata in scena a beneficio dei passanti una lite epica tra Flavio Briatore e Naomi Campbell, con «lei che era davvero furiosa, sembrava una pantera arrabbiata». «Faceva quasi paura - racconta Marcucci - perchè la Campbell sarà pure bellissima ma è grossa quanto un uomo».

Il libro dei ricordi di Marcucci ora però rischia di chiudersi: «Sto valutando se sia il caso di trasferire la mia attività in un'altra località», racconta amareggiato. La possibilità che la lotta tra sacro e mondano in salsa versiliese per lui non abbia un lieto fine è più che concreta. Un dispiacere per il proprietario, ma anche per il paese, che rischia di perdere un vero e proprio tempio enogastronomico.

Molti tra i clienti affezionati si sono mobilitati. Ma basterà a «convertire» il vescovo?

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