L'uscita della De Girolamo manda nel panico Alfano & C.

Letta non è intenzionato a riassegnare il ministero al Nuovo centrodestra. L'ex ministro pronta al ritorno in Forza Italia. Ma la Pascale è scettica

L'uscita della De Girolamo manda nel panico Alfano & C.

Roma - Nunzia va veloce. Lontana dal governo Letta e dal Nuovo centrodestra. Del primo dice apertamente che non l'ha difesa. Del secondo non lo dice ma un po' lo pensa. E così prepara il terreno a un suo ritorno a Forza Italia. Ha già l'assenso di Silvio Berlusconi, che ha fatto capire di essere pronto a riaccoglierla. Anche se un semaforo rosso lo ha acceso, un po' a sorpresa, Francesca Pascale, la fidanzata del Cav, che secondo una ricostruzione del Corriere del Mezzogiorno avrebbe chiuso le porte alla De Girolamo: «Da quando l'ex ministro ha tradito il suo padre politico, Silvio Berlusconi, non ho avuto alcun contatto con lei. Le inviai indignata e delusa un lungo sms con il riassunto della sua carriera politica e di tutta la sua trafila il giorno stesso del tradimento e da allora non l'ho più sentita e non ho alcuna intenzione di sentirla in un futuro prossimo». Uno sdegno che la Pascale avrebbe allargato a tutti gli alfaniani: «Sono stati peggio di Fini: farei fatica a votare la coalizione se all'interno ci fosse il Ncd. Quello che hanno fatto all'Italia e al presidente Berlusconi è gravissimo e non deve essere dimenticato: hanno usato l'Italia per i propri interessi personali e hanno accompagnato chi li ha creati fiori dal Senato». Poi Francesca parla a nome di Silvio: «Il presidente - avrebbe tagliato corto - non rivuole nessuno di questi traditori. I singoli casi saranno valutati a livello territoriale dai coordinatori regionali». Grinta tutta femminile o interpretazione autentica del pensiero del suo fidanzato? Staremo a vedere. Di certo un'altro colpo incassato da Nunzia De Girolamo nel day after del suo addio alla poltrona di ministro delle Politiche agricole, che le ha riservato anche il via libera alle dimissioni dell'ineffabile Enrico Letta (che in attesa di nominare un nuovo ministro si è accollato l'interim e ha ieri convocato a Palazzo Chigi i sottosegretari Maurizio Martina e Giuseppe Castiglione) e le notizie sempre più insistenti di un'iscrizione nel registro degli indagati della politica sannita per la vicenda che l'ha investita come un Tir, l'inchiesta della Procura di Benevento sulla gestione della locale Asl. Gli inquirenti non confermano ma nemmeno smentiscono, alimentando così ogni tipo di voce, mentre Angelo Leone, l'avvocato che assiste l'ex ministro in tandem con Gaetano Pecorella, taglia corto: «Allo stato non risulta nessuna comunicazione in merito da parte della procura». L'inchiesta va avanti spedita. Ieri vari interrogatori e un vertice in procura tra il procuratore Giuseppe Maddalena e il pool di pm che sta lavorando alla cosiddetta Sanitopoli sannita. Al vaglio del quale ci sono anche le registrazioni consegnate dall'ex direttore dell'Asl Felice Pisapia, quelle con la De Girolamo. Ma sono ore difficili per tutto l'Ncd, che perde poltrone, pezzi e forse anche un po' di credibilità. Letta non sembra affatto intenzionato a ridare all'Ncd la poltrona di viale XX Settembre. Anzi, il premier non aspettava altro per annacquare la percentuale di «alfanismo» a Palazzo Chigi, che da quando Forza Italia si è sfilata risulta ai suoi occhi (ma non solo ai suoi) decisamente sopradimensionata. E ieri sembrava che da cinque i ministri Ncd potessero diventare addirittura tre. Rumors insistenti davano sull'orlo delle dimissioni anche Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme, intenzionato ad assumere la segreteria dell'Ncd per un rilancio di un partito che rischia di entrare nelle statistiche Istat sulla mortalità infantile. Quagliariello ha negato con decisione: «Dissi in tempi non sospetti - scrive in un comunicato - che le dimissioni non si annunciano ma si danno. E io non ho intenzione di darle». Ma si sa come vanno queste cose. Così Alfano si sta affaccendando per blindare, nel caso di un rimpastino di governo che potrebbe essere soft ma anche hardcore, i tre dicasteri finora non in dubbio: il suo, quello di Beatrice Lorenzin e quello di Maurizio Lupi.

Alfano avrebbe anche allungato la mano verso Letta per chiedere qualche sottosegretario in più ma per quanto il premier da buon democristiano ha nel suo dna il principio per cui un sottosegretariato non si nega a nessuno, pare difficile che la richiesta venga accolta.

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