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La madre non parla Sabrina piange: «Sarah, una sorella»

Cosima Serrano, la zia di Sarah Scazzi, accusata con la figlia dell'omicidio della nipote, si avvale della facoltà di non rispondere. Davanti alla Corte d'assise di Taranto, parla invece Sabrina. Difendendosi: «Non c'entro nulla, non ho fatto nulla», scoppia in lacrime durante le 6 ore d'interrogatorio. «Il movente della gelosia non c'entra niente. Mi sono fatta due anni di carcere da innocente. Voi confondete il movente della gelosia con la protezione: Sarah dimostrava meno anni di quelli che aveva, per me era come una sorella minore».
Poi sulla mattina del 26 agosto 2010, giorno della scomparsa e uccisione della quindicenne: «Era normale anche allegra» ha aggiunto. Puntualizzando che invece Sarah si zittì quando arrivò una cliente (Sabrina faceva l'estetista in casa), Anna Pisanò, che nel processo è una dei testimoni dell'accusa. Sabrina ha spiegato questo atteggiamento con il fatto circa due anni prima la Pisanò avrebbe riferito a Sarah che suo padre allungava le mani sulle donne. E a proposito di Ivano, il ragazzo «conteso» da lei e la cugina ammette: «Ero attratta fisicamente, ma non innamorata».

Aggiungendo: «Dal diario segreto di Sarah si capiva che anche lei piaceva Ivano». Sabrina sostiene che fu deciso proprio dai genitori di Sarah di non consegnarlo ai carabinieri per evitare di gettare sospetti sul ragazzo.

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