"Marcia su Roma non fu colpo di Stato". "Grave revisionismo". Il Pd all'attacco di Vannacci

Il generale ha pubblicato un post social in cui ha ripercorso l'insediamento del governo Mussolini: "Ripetizioni per chi la storia l'ha studiata nei manuali del Pd". È polemica

"Marcia su Roma non fu colpo di Stato". "Grave revisionismo". Il Pd all'attacco di Vannacci
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È scoppiata la polemica sulle parole che l'eurodeputato Roberto Vannacci, eletto a Bruxelles con la Lega di cui è anche vicesegretario, ha affidato ai social, una sorta di esegesi del fascismo. Una provocazione in chiave storica, quella del generale, che ha scatenato le reazioni degli esponenti del Partito democratico, che ora accusano Vannacci di voler fare revisionismo storico nei confronti del Ventennio. "Ripetizioni per chi la storia l'ha studiata nei manuali del Pd", ha scritto Vannacci in apertura del suo post.

Il generale ha ripercorso la fase di formazione del governo Mussolini, scrivendo che "la Marcia su Roma non fu un colpo di Stato ma 'poco più di una manifestazione di piazza' (Francesco Perfetti - storico). Il Regio Esercito, agli ordini del re, aveva tutte le possibilità di fermare la marcia su Roma ma Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare lo stato di assedio e il 29 ottobre convocò Mussolini a Roma (che giunse comodamente in treno da Milano) incaricandolo di formare un governo di coalizione". Il fascismo, si legge in un altro passaggio del post, "almeno fino alla metà degli anni Trenta, esercitò il potere attraverso gli strumenti previsti dallo Statuto Albertino, cioè all’interno dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia. Tutte le principali leggi, dalla riforma elettorale del 1923 alle norme sul partito unico, fino alle stesse leggi del 1938, furono approvate dal Parlamento e promulgate dal Re, secondo le procedure previste dalla legge".

Dal Pd ora chiedono l'intervento della Lega perché "la rivendicazione del fascismo che il vice segretario della Lega Vannacci porta avanti è qualcosa di vergognoso", scrive il senatore dem Francesco Verducci. "Un revisionismo sul fascismo falso, subdolo e inaccettabile. Vannacci non è un passante: è il numero due della Lega, a sua volta secondo partito della coalizione del Governo Meloni", si legge ancora nella nota di Verducci. "Ormai non sa più a che santo votarsi. Roberto Vannacci, sconfitto alle urne in Toscana, straparla di fascismo aizzando il popolo dei social. Non è un uomo pericoloso quanto ridicolo ma sarebbe bella una rivolta all'interno di quella Lega che fu federalista e antifascista", ha dichiarato il capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella.

"Il fascismo non fu un episodio legale o moderato, come lascia intendere il generale, ma un regime autoritario che cancellò la democrazia, represse la libertà di stampa, sciolse i partiti, perseguitò gli oppositori e promulgò le infami leggi razziali del 1938", sono le parole di Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd. Manzi si è anche appellata al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, chiedendo "di chiarire se considera condivisibile la lettura del fascismo di Vannacci e se ritiene che i libri di storia vadano riscritti in tal senso". La storia, è la chiusura di Manzi, "non si riscrive con i post su Facebook.

La storia si studia nei documenti, nei fatti, nelle testimonianze delle vittime. E i fatti dicono che il fascismo è stato violenza, censura, persecuzione e guerra. Chi oggi lo minimizza o lo giustifica non difende la libertà, ma la insulta".

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