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Marco Follini, il democristiano che ha sostenuto sia Berlusconi sia Prodi

Da segretario del movimento giovanile della Dc a vicepresidente del Consiglio con Berlusconi, poi il sostegno al governo Prodi prima di occuparsi (sempre) di politica ma in modo diverso

Marco Follini, il democristiano che ha sostenuto sia Berlusconi sia Prodi

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Che cosa si può fare dopo avere abbandonato l'attività politica? Semplice: fare politica, possibilmente con la P maiuscola. Sembra un gioco di parole ma, a ben pensarci, è quello che praticamente è stato messo in atto da Marco Follini da quando ha lasciato i palazzi istituzionali dieci anni fa esatti. Oggi, infatti, l'esponente politico che è nato con la Democrazia Cristiana non sta facendo altro che continuare a portare avanti la propria passione, ma con modalità diverse. Ma di che cosa si sta occupando esattamente adesso Follini?

Il percorso fino alla vicepresidenza del Consiglio

Nato a Roma il 26 settembre 1954, Giuseppe Marco Follini completa gli studi nella Capitale al liceo Torquato Tasso per poi iscriversi all'albo dei professionisti dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio. Ed è proprio in questo periodo che entra far parte della Dc: prima come segretario del movimento giovanile – dal 1977 al 1980 – e poi alla direzione nazionale del partito, dove lavora nei sei anni successivi durante i governi Forlani, Spadolini, Craxi e Fanfani. A cavallo con la dissoluzione del partito, il politico all'epoca 32enne approda nel consiglio di amministrazione della Rai, dove resta fino al 1993.

Per lui arriva il momento di costruirsi una seconda vita politica e lo fa spingendo i membri eredi della Balena bianca a favorire un'alleanza moderata di centrodestra, seguendo così le orme di Pier Ferdinando Casini nella fondazione del Centro Cristiano Democratico (CCD): questa nuova formazione politica, che aveva rifiutato di aderire al nuovo Partito Popolare Italiano, darà vita alle coalizioni del Polo delle Libertà e Polo del Buon Governo. Follini vi parà parte come membro della direzione nazionale, fino al termine della storia del partito, mentre dal 2002 viene eletto segretario della neonata Udc.

L'apice della sua storia politica arriva il 2 dicembre 2004: Silvio Berlusconi lo promuove a vicepresidente del Consiglio nel suo governo che presiede. Tuttavia tra i due la collaborazione istituzionale durerà poco tempo: già ad aprile del 2005, dopo la sconfitta del centrodestra alle elezioni regionali, Follini chiede un rimpasto di governo dal quale lui decide volutamente di sottrarsi (il 15 aprile successivo nascerà il Berlusconi ter). Nel 2006, poi, cambia totalmente rotta: eletto senatore e già dimessosi da segretario dell'Udc, voterà Napolitano presidente della Repubblica, esprimerà il suo NO al referendum costituzionale sulla riforma voluta dal centrodestra e si trasferirà nel Partito Democratico a sostenere il governo Prodi 2. Grazie al Pd viene riconfermato a Palazzo Madama, entrerà nella segreteria, ma quella del 2008-2013 si rivelerà come l'ultima legislatura parlamentare alla quale parteciperà.

L'esperienza post-politica di Follini

Ecco quindi che comincia la terza vita di Marco Follini. Dopo una parentesi di tre anni come presidente dell'Associazione Produttori Televisivi (APT), nel 2017 decide di tornare a occuparsi (seppur indirettamente) politica e lascia così la presidenza dell'associazione. Un anno prima aveva sostenuto le ragioni del No in occasione del referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi, poi la sua passione si sostanzia soprattutto nella proficua attività di giornalista, scrittore e intellettuale, a cui Follini si sta dedicando con intensità sempre maggiore. Un paio di suoi libri sono dedicati al rapporto tra politica del Palazzo e quella della Piazza, mentre in altrettanti si occupa della "sua" Democrazia Cristiana e di Aldo Moro.

Attualmente collabora come editorialista al settimanale L'Espresso e cura una rubrica settimanale ("Il punto di vista di Follini") sull'agenzia di stampa online Adnkronos.

Proprio negli ultimissimi giorni era stato citato da Totò Cuffaro, ora neosegretario nazionale della Dc, perché Follini sarà una tra le "vecchie glorie" democristiane a tenere dei corsi nella nuova scuola di formazione politica, alla quale parteciperanno 250 giovani.

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