
Non discutere l'orale all'esame di maturità come segno di protesta ma solo dopo avere avuto la certezza di una promozione "matematica" con il conteggio dei crediti maturati nel corso degli anni scolastici e degli scritti. È la nuova moda degli studenti maturandi, secondo i quali i docenti non devono pensare solo ai voti ma anche a creare empatia, che si lamentano del sistema dei voti e lo considerano ingiusto. Sono diventati i nuovi eroi della sinistra, che li strumentalizza e considera eroi, mentre i presidi li considerano furbetti che, semplicemente, non hanno voluto studiare ulteriormente per discutere l'orale.
Da sinistra arrivano anche i commenti di Christian Raimo e Nicola Ferrigni, che oltre al ruolo di docenti hanno anche quello di esponenti politici, essendo stati candidati entrambi con la sinistra, il primo con Avs alle ultime elezioni europee e il secondo alle regionali con il Movimento 5 Stelle. La loro posizione verso la simil protesta sembra essere quasi strumentale a fini politici a fronte dell'impegno di partito che hanno espresso negli anni precedenti. Ferrigni, per esempio, è un professore associato di sociologia che nel 2018 è stato proposto dal M5s all'assessorato alla Sicurezza con deleghe allo sport e alle politiche giovanili. E lui, dal suo profilo Facebook, usando anche l'hashtag "weUnitus", si rivolge al ministro dell'Istruzione sostenendo che "non serve punire. Occorre ascoltare, non reprimere. Il silenzio può fare rumore. Sta a noi decidere se ignorarlo o trasformarlo in occasione" e aggiunge che "non è rifiuto della scuola, è un modo diverso per chiederle di cambiare". Lo definisce "coraggio", che è quello che "serve per dire no" e "questi ragazzi lo hanno avuto".
Christian Raimo, invece, che rivendica di fare politica da 30 anni, è partito da lontano nella sua filippica, spiegando che quest'anno con i suoi alunni ha parlato di "concetto di alienazione in Feuerbach e Marx, messo a confronto le riflessioni etiche di Kant, Mill, Hegel, Schopenhauer, Comte, parlato di edonismo egoistico e utilitarismo con le categorie di Sidgwick, raccontato le origini dei movimenti e delle pratiche di protesta, luddismo, boicottaggio, sabotaggio, suffragismo". Ha proseguito poi con tutto l'elenco di temi affrontati durante l'anno scolastico, durante il quale in classe, dice, con gli alunni hanno "letto le prime pagine dell'Istituzione negata di Basaglia, le prime pagine dell'Uomo in rivolta di Camus (Che cos’è un uomo in rivolta? È innanzitutto un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia: è anche un uomo che dice sì. Un funzionario che ha ricevuto ordini per tutta la vita giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. Insorge e dice no. Che cosa significa questo no? Significa, per esempio: «Le cose hanno durato abbastanza», «esistono limiti che non possono essere superati», «fin qui, sì, al di là, no», o ancora: «andate troppo in là»)".
Hanno anche visto i "film di Kubrick come Barry Lindon o Orizzonti di gloria per riflettere sul rapporto tra potere e autoritarismo, eroismo, pacifismo, e diserzione, eccetera". E quindi, a fronte di questo, dice Raimo, "che uno studente o una studente decide consapevolmente, e prendendosi le conseguenze delle proprie scelte, di non fare l'orale dell'esame di maturità perché contesta il sistema di valutazione e in generale di trasmissione del sapere, diventa una forma di stolida immaturità, lesa maestà, insubordinazione, un gesto di imbecillità morale, una pratica illegale?". Ma in realtà uno studente si sarebbe assunto le sue responsabilità se non avesse proprio fatto l'esame, o non si fosse presentato all'orale nemmeno senza la certezza di essere promosso. Anche per questo motivo la posizione dei due docenti sembra più ideologia legata alla politica.
Di tutt'altra posizione, per esempio, è Vincenzo Schettini, volto noto della scienza, il quale "scena muta all'orale? Sarebbe stato molto più d'impatto affrontare l'esame a testa alta, dimostrando il proprio valore e rifiutando successivamente la valutazione. Sono dalla parte dei ragazzi, ma ogni percorso ha delle regole, e se iniziamo a infrangerle, è la fine". Anche Marco Lombardi, dell'università Cattolica del Sacro Cuore, si è espresso contro gli studenti "che rifiutano l'esame orale" e che "scrivono lettere lamentandosi di aver rovinato (la commissione) un momento unico". Questi studenti, aggiunge Lombardi, "devono essere bocciati". La maturità, ha aggiunto il professore, "è un esame in cui dimostri le tue conoscenze e la tua capacità di argomentazione. Non è un happening, non è una seduta terapeutica, non è un incontro per conoscersi.
È un accertamento di competenze necessarie a proseguire gli studi. Chi non le ha si ferma. Chi non capisce questa necessità si ferma. Siamo pieni di ragazzotti e ragazzotte in università che dovrebbero ricominciare il liceo".