Magistratura

Mele marce tra le toghe. Il Csm resta muto sui casi della Puglia

Chissà se qualcuno avrà sussurrato all'orecchio del vice presidente del Csm Fabio Pinelli per dirgli che alla procura di Bari c'è un problema non da poco.

Mele marce tra le toghe. Il Csm resta muto sui casi della Puglia

Chissà se qualcuno avrà sussurrato all'orecchio del vice presidente del Csm Fabio Pinelli per dirgli che alla procura di Bari c'è un problema non da poco. Anzi, due. Con nomi precisi: Michele Ruggiero e Alessandro Donato Pesce, sostituti procuratori della Repubblica ancora in servizio nonostante una condanna definitiva in Cassazione per violenza privata rispettivamente a sei mesi e a quattro mesi di reclusione. Dal 30 gennaio, giorno della sentenza, al Csm nessuno ha mosso un dito per aprire un procedimento disciplinare, tanto che i due continuano a esercitare le loro funzioni come se nulla fosse. L'altro ieri, il tour del nuovo vicepresidente del Csm ha fatto tappa in Puglia, proprio a Bari, precisamente alla Corte d'Appello. Ed è inverosimile credere che nessuno gli abbia posto la questione. «È il momento di riportare il Csm alle sue funzioni costituzionali, cioè quelle di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell'autonomia dell'indipendenza della magistratura». Oltre a ciò, esiste però da tempo anche un problema di credibilità. E sapere che due toghe - condannate per violenza su alcuni testi - continuino a condurre indagini su altre non è sicuramente un buon viatico per migliorare la credibilità del sistema giudiziario. Le condotte illecite di Ruggiero e Pesce risalgono a quando entrambi lavoravano alla procura di Trani, altra città in cui, l'altro ieri, si è recato Pinelli. Che, dalla corte d'Appello della cittadina pugliese, ha dichiarato: «Sono qui per un abbraccio a chi sul territorio ha vissuto un periodo difficilissimo. Qui c'è stata una rigenerazione, ed uscire dalla situazione in cui si trovava Trani è il segnale migliore che potessimo ricevere (...). I magistrati tornino ad essere un riferimento fondamentale nel sistema Paese, così che il cittadino torni a credere nella magistratura e nella giustizia». Sintomatico che lo abbia detto proprio a Trani, la cui procura, fino a poco tempo fa, si poteva considerare senza timore di smentite la più chiacchierata. Lì è stato capo della procura Carlo Maria Capristo, rinviato a giudizio pochi mesi fa per corruzione in atti giudiziari. Lì l'ex presidente del Tribunale Filippo Bortone è stato indagato per falso e truffa ai danni dello Stato. Lì gli ex pm Antonio Savasta e Luigi Scimè insieme all'ex gip Michele Nardi sono imputati e accusati di aver pilotato sentenze e azioni giudiziarie. Lì sono state svolte inchieste flop, alcune delle quali hanno portato all'arresto di persone innocenti, come Luigi Riserbato, ex sindaco di Trani, inquisito e poi, dopo otto anni di inferno, assolto per non aver commesso il fatto.

Insomma, ci vogliono dei segnali per cambiare l'opinione che i cittadini hanno della magistratura.

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