"Meloni comiziante". Bersani insulta prima del silenzio elettorale

La campagna elettorale del centrosinistra si conclusa com'era iniziata: con invettive contro la Meloni e con lo spauracchio del pericolo fascismo. Bersani: "C'è un nucleo neofascista..."

"Meloni comiziante". Bersani insulta prima del silenzio elettorale
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Insulti al fotofinish. La campagna elettorale del centrosinistra si conclusa proprio com'era iniziata: con invettive a senso unico contro Giorgia Meloni e con lo spauracchio del fascismo agitato a più non posso. Un'ideale rappresentazione di questa parabola è stata l'intervista rilasciata da Pier Luigi Bersani su La7, nella più recente puntata di Otto e Mezzo. A poche ore dall'inizio del silenzio elettorale, l'ex segretario Pd ha attaccato il disco delle rimostranze contro il presidente del consiglio, con i toni accorati di chi tenta l'ultimo disperato sfogo prima del voto.

"Quando tu premier racconti cose che non stanno né in cielo né in terra, la gente inizia ad avere l'impressione che non fai la governante ma la comiziante", ha dichiarato Bersani nella trasmissione di Lilli Gruber, senza che quest'ultima battesse ciglio. L'esponente dem ha quindi accusato Meloni di aver fornito dati parziali sulla crescita dei salari. E ancora ha rincarato la dose: "L'Italia che incontro inizia a pensare che a guidarci sia non un governo ma un comizio, ma i problemi sono molto, molto seri". Probabilmente la migliore risposta alle percezioni dell'ex segretario Pd potrebbe arrivare proprio dal voto.

Come nella migliore tradizione di centrosinistra, Bersani ha quindi suonato la grancassa del presunto pericolo fascismo alla vigilia del voto. Quasi a voler suggerire un'incombente minaccia da dover respingere a tutti i costi. Commentando il caso delle chat di Paolo Signorelli, capo ufficio stampa del ministro dell'Agricoltura, l'ex segretario del Partito democratico ha attaccato: "La vicenda ci racconta che tanta brava gente che vota a destra ancora non capisce che c'è un nucleo neofascista di cui la destra al governo non vuole e non può liberarsi". E ancora: "Oggi parliamo delle parole ributtanti di Signorelli e della mezza copertura che Lollobrigida gli sta dando, ma in questi giorni, con la scusa che è stato il fondatore di Roma calcio, è stato emesso un francobollo celebrativo di Italo Foschi, uno dei peggiori squadristi che abbiamo avuto in Italia; era sodale di Farinacci e definì l'assassino di Matteotti un vero eroe degno di ammirazione".

Con ogni probabilità lo sfogo di Bersani resterà senza contraddittorio, vista l'imminente interruzione della campagna elettorale in vista del voto. "Ma con tutti i problemi che abbiamo in Italia dobbiamo accettare che l'agenda profonda di questo Paese sia la rivincita storica o no dei post-fascisti? Abbiamo altri problemi: si inchinino alla Costituzione e si liberino di questa gente qui o stiano a casa", ha concluso l'esponente dem. Un tripudio di slogan nel quale si colgono però almeno due contraddizioni.

Primo: a parlare di fascismo con insistenza è in realtà la stessa sinistra, che da mesi utilizza l'argomento come tema di propaganda (in contrapposizione all'antifascismo militante). Secondo: un rispettabile leader politico che mette in dubbio l'osservanza della Costituzione da parte degli avversari compie una sgrammaticatura. Oltre che una caduta di stile.

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