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"In Ue senza cappello in mano. Ora un'Italia unita e coesa"

Giorgia Meloni ribadice la lotta all'immigrazione irregolare: "In Europa ci vado senza cappello in mano". Sul caso Cospito il premier assicura totale fermezza: "Lo Stato non tratta con il terorismo"

Meloni: "In Ue senza cappello in mano. Ora un'Italia unita e coesa"

Il caso Alfredo Cospito e il riverbero parlamentare che si è creato attorno all’anarchico detenuto al 41-bis stanno dettando, per forza di cose, l’agenda politica dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Le opposizioni gridano alle dimissioni di Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro, i due esponenti di FdI coinvolti nella bufera. Il premier italiano, intervistato da Paolo Del Debbio, rompe gli indugi e ricostruisce da cima a fondo il caso Cospito dalla sua prospettiva. Dal nodo immigrazione all'autonomia differenziata, questi i temi trattati dal primo ministro italiano.

Meloni: "Lo Stato non tratta con il terrorismo"

La posizione del presidente del Consiglio sul caso Cospito è netta: la linea della fermezza è la bussola dell’esecutivo. Giorgia Meloni, a Dritto e Rovescio su Rete 4, lo ribadisce con forza:“Esattamente come abbiamo sempre detto che lo Stato non tratta con la mafia, lo Stato non tratta neanche con il terrorismo”. Il riferimento al “reato di strage” ommesso dall’anarchico è esplicito. Il primo ministro, incalzato dalle domande di Del Debbio, da l’impressione che lo Stato non voglia cedere di un millimetro: “Se stabilissi il principio che chiunque sta al 41 bis fa lo sciopero della fame e io lo tolgo dal 41 bis– spiega Meloni – domani quanti mafiosi avremmo che fanno lo sciopero della fame? E se non tiriamo fuori quei mafiosi che fanno lo sciopero della fame al 41 bis altrimenti ci fanno saltare le macchine, quante macchine salterebbero?”. Le stesse domande che, formulate in modo diverso, si è posto il Guardasigilli Carlo Nordio durante l’informativa urgente sia alla Camera che al Senato.

Il presidente del Consiglio non ci sta a subire passivamente le ricostruzioni di alcuni giornali scritte ad hoc per mettere in difficoltà l’esecutivo. In tal senso Meloni ha voluto ricostruire passo passo i reati commessi dall’anarchico detenuto nel carcere di Opera a Milano:“Chi è Alfredo Cospito? È un anarchico, in carcere perché condannato per il reato di strage e perché tra le altre cose ha sparato alle gambe di un dirigente di Ansaldo nucleare.Cospito finisce al 41 bis perché durante la detenzione trovava il modo di fare arrivare messaggi agli anarchici che erano fuori dicendo continuate la lotta, organizzatevi”. Il motivo del regime speciale normato dall’articolo 41 bis è presto detto:“Cospito per questo finisce al carcere duro e comincia a fare lo sciopero della fame non solo perché rifiuta il carcere duro ma perché rifiuta l’istituzione del carcere”. Una differenza non da poco, che dovrebbe allarmare l’intero arco parlamentare.

Giorgia Meloni vuole togliere, se mai ce ne fosse bisogno, il ruolo di vittima dalle spalle di Alfredo Cospito e per farlo torna con la mente al 1991:“Cospito – assicura Meloni a Del Debbio –già in carcere, decise di fare lo sciopero della fame e venne graziato. È uscito ed è andato a sparare a della gente. Non stiamo parlando esattamente di una vittima”. In ultima istanza il premier ha fatto chiarezza sulla decisone di revoca o meno del 41 bis. In questi giorni le opposizioni hanno chiesto a Nordio un atto di clemenza, prontamente rimandato al mittente dall’ex pm veneto. Il punto di vista del premier è manifesto: “La revoca del 41 bis non spetta al presidente del Consiglio”.

Il nodo immigrazioni

Giorgia Meloni, archiviato il caso spinoso di Alfredo Cospito, ha rivolto lo sguardo alle prossime sfide che dovrà affrontare. In primis, il nodo dell’immigrazione irregolare, annoso tallone d’Achillle italiano. In vista del Consiglio europeo straordinario del 9 e 10 febbraio, il premier tiene il punto sulla questione migratoria: “Mi pare che in Ue le cose stiano cambiando. La Ue dice che abbiamo un problema nel Mediterraneo e la prossima settima ci sarà un consiglio straordinario a Bruxelles”. Il dossier, più volte dimenticato dai Ventisette, torna finalmente centrale nelle discussioni europee:“Finora – ricorda Meloni –l’Italia è stata abbandonata sulla rotta del Mediterraneo. I precedenti governi non mi sono sembrati così attenti su queste materie”. La stretta sulle Ong, prevista dall’esecutivo e messa a punto dal ministro Piantedosi, non prevede passi indietro:“Abbiamo fatto un decreto per fare rispettare le regole, che viene contestato dalle Ong perché loro vogliono stare settimane davanti alle coste africane, aspettare di riempire la nave e portarla nel porto che ritengono”. Una procedura, che Giorgia Meloni ha definito “un servizio di tragetto” piuttosto che una norma di salvataggio. Alla missione europea, ribadisce il premier, “Io vado senza cappello in mano”. Un avviso sia a Bruxelles sia alle opposizioni inclini alle politiche dei porti aperti.

Autonomia differenziata

L’orizzonte temporale per portare avanti le riforme il premier lo ha ben chiaro: “Io guardo all’obiettivo, se sono brava ce la farò a durare 5 anni”. Intanto nel pomeriggio il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità, in via preliminare, il disegno di legge sull’autonomia preparato da Roberto Calderoli. “Puntiamo a costruire un’Italia più unita, più forte e coesa”, rassicura Giorgia Meloni, in una nota diffusa in serata.

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