Minacce al Giornale: dovete aver paura di andare in giro

Pietro Ricco, promotore della protesta sibila: "Feltri servo del padrone, il suo è il peggior giornale d'Europa". Ai giornalisti: "Siete schiavi con il pudore in frigorifero, avete anche dimenticato come si fa a vergognarsi"

Minacce al Giornale: dovete aver paura di andare in giro

Milano - Probabilmente non si rende conto di quel che dice e forse è davvero convinto di essere «non violento» come si dipinge sul suo sito. Ma Piero Ricca, di professione castigatore dei potenti per strada e su internet, armato di megafono al centro di piazza Cordusio, scaglia parole come pietre. Contro il direttore del «giornalaccio peggiore d’Europa», Vittorio Feltri, che «deve avere paura, paura di girare in questa città, paura e vergogna, perché se li deve sudare i milioni di euro che guadagna». Intona e fa intonare un coro ai suoi pochi ma obbedienti seguaci: «Vergogna, vergogna, suprema vergogna». Siamo al centro di Milano, a due passi dal Giornale. Ricca, il cui pezzo forte nel curriculum da «giornalista free lance» (come lui si definisce) è l’aver accolto Silvio Berlusconi davanti palazzo di Giustizia gridandogli «fatti processare, buffone», avrebbe voluto manifestare sotto la sede di via Negri, ma la questura gli ha negato il permesso perché è «un periodo particolare» e la redazione è «un obiettivo sensibile». Tre camionette dei carabinieri, una della polizia, agenti in borghese e in divisa sono schierati per evitare incidenti. «Contro il giornalismo spazzatura portatevi una buona scorta di uova marce, per una volta niente va riciclato, tutto va incenerito» era uno dei messaggi presenti sotto l’annuncio del presidio «contro il regime mediatico e contro il giornalismo squadrista» rilanciato dal sito. Ce n’è per tutti. I giornalisti del Giornale (inclusa la sottoscritta, invitata a prendere il megafono per difendersi nel processo pubblico di piazza) sono «gli schiavi di via Negri che forse hanno dimenticato di vergognarsi e hanno messo il pudore in frigorifero», anzi non meritano neppure la qualifica di giornalisti, perché «non si può essere giornalisti e dipendenti del premier, è un ossimoro». Indro Montanelli, fondatore del Giornale, finisce pure lui sul banco degli imputati, sia pure con l’attenuante che c’è di peggio: «Siamo costretti a difendere la memoria di Montanelli, personaggio che per molti aspetti non posso ricordare con apprezzamento, ma in confronto a Vittorio Feltri...». Montanelli, oggetto di critiche e attacchi di ogni genere, fu gambizzato dalle Brigate rosse nel 1977 con l’accusa di essere «servo delle multinazionali». Forse Ricca cambierà idea anche su Feltri, ma per il momento gli spara addosso a palle incatenate: «Servo del regime, uomo di fango dell’informazione, freddo, cinico, privo di scrupoli, messo lì per intimidire». Addirittura pericoloso per la sicurezza: «Chi mette a repentaglio l’ordine pubblico, noi o i teppisti agli ordini di Berlusconi tra cui c’è lui?». Se la prende con i poliziotti, «che hanno nomi come Manganelli e Fucili, che dicono tutto, e faccio i nomi perché il potere non deve essere anonimo». Antonio Manganelli è il capo della polizia, Fabrizio Fucili il responsabile dell’ordine pubblico dell’ufficio di gabinetto della questura di Milano, responsabile secondo Ricca di non aver autorizzato la manifestazione sotto le finestre del Giornale ma solo in piazza Cordusio. Gli attacchi peggiori li riserva ai passanti, che filano via dopo un’occhiata ai cartelli gialli con slogan contro Vittorio Feltri e Silvio Berlusconi. Nonostante il palcoscenico e la folla da shopping del sabato pomeriggio, si fermano in pochissimi, poche decine.

Ricca sbraita al microfono contro chi non la pensa come lui: «Mononeuronali, che realtà di m..., scusate la parola, non è colpa loro ma del Grande Fratello e di Maria De Filippi». Riprende un attimo fiato, poi riparte: «Feltri, Ferrara, Minzolini, esecutori di regime»...

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