La moglie incastra Lusi: "Sapevo che i soldi erano della Margherita"

Parla la consorte dell'ex Pd: "Luigi mi disse che era preoccupato per la reazione di Rutelli"

La moglie incastra Lusi: "Sapevo che i soldi erano della Margherita"

Della serie: come ti inguaio il marito, fi­nendo nei guai pure io. Davanti ai pm ro­mani, Giovanna Petricone in Lusi riper­corre l’amore e le disavventure con la sua metà (che è anche coindagata). E nel farlo a verbale lo mette definitivamente nei guai, come quando racconta che allorché il suo Luigi, nel 2006, diventò senatore «mi espresse la sua preoccupazione per il futu­ro del partito» prossimo all’estinzione. «Mi disse che il suo progetto era quello di gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo».Investendo in immo­bili «per alimentare il futuro della sua car­riera politica», e se fosse andata male «il patrimonio sarebbe rimasto in famiglia». L’interrogatorio fiume parte da lonta­no. «Anche se siamo cugini lontani- inizia la Petricone - io e Luigi non ci eravamo mai conosciuti, l’ho visto qualche volta ma la nostra relazione è cominciata nel 2001, quando lui era tesoriere del comita­to per Rutelli e vicepresidente di Trambus (una ex spa del Campidoglio, ndr ). Nel 2006, quando ha concluso la separazione mi sono trasferita in Italia, con mia figlia». Questo prima. Quel che accade dopo la sbornia elettorale, è un crescendo terrifi­cante. «Aveva da parte due milioni di euro di risparmi che era riuscito a salvare dalla separazione. Per investirli voleva costitui­re una società all’estero. Io mi offrii di aiu­tarlo e, visto che sono canadese, gli dissi di investire in Canada. Per questo motivo coinvolgemmo mio fratello che ha poi ge­stito il nostro patrimonio perché serviva la cittadinanza canadese. Mi disse che quello era il denaro della nostra famiglia. La società Luigia la costituimmo nel 2006. Ad aprile 2007 demmo corso alla sua idea. Iniziò a passarmi assegni che io versavo sul conto cointestato Unicredit (...) Ogni 2/300 mila euro che accumulavamo li tra­sferivamo in Canada. Quando Luigi è di­ventato senatore, ha tolto la firma da quel conto, aveva solo una procura ad opera­re ». Ma la signora Lusi sapeva o non sape­va quel che stava combinando il marito? «All’epoca non mi ero fatta un’idea preci­sa sulla provenienza di quel denaro. A fine 2007 costituiamo la Filor, perché io ci tene­vo molto a comprare una casa in Canada. Abbiamo speso 850mila dollari canadesi per comprare un terreno in Canada e co­struire la villa. In parte i soldi sul mio con­to venivano dai suoi risparmi, erano circa 2 milioni di euro. Mi disse anche di fare del­le polizze presso Allianz ». Passa un anno e l’andazzo non cambia. «Nel 2008, deci­demmo di acquistare le case. Ho trovato io la casa di via Monserrato e Genzano, ma Luigi curava i dettagli della compravendi­ta. Per la casa a Roma mi disse che ne vole­va un­a che funzionasse anche per rappre­sentanza. La villa di Genzano so che è un po’ grande, ma è quella che abbiamo tro­vato. Io non volevo vivere in campagna. Ho sempre vissuto a Toronto. Per comple­tare l’acquisto di Ariccia abbiamo acceso un mutuo».Alla domanda del perché chie­se­ro un prestito nonostante tutto quel de­naro liquido, la signora dice: «Ha deciso Luigi, era ben consigliato ma non so da chi». Su quei quattrini arrivati dal nulla nella società TTT ne intuì alla fine la prove­nienza, ma non se ne curò. «Davo per scon­tato che il motivo era quello per il quale avevamo costituito la Luigia. Davo per scontato che i soldi fossero della Margheri­ta ma avevo rimosso la questione (...). A Genzano ci abitiamo da poco. Al comple­anno di Luigi sono venuti Montecchia e Sebastio.

Dopo l’interrogatorio,Luigi tor­nò a casa agitato. Disse che c’erano dei problemi, era preoccupato per la reazio­ne di Rutelli. Per me da quel momento la cosa più importante sono stati i figli. Luigi disse che la sua priorità era proteggermi».

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